Redemptor è il seguito dell’amato Raybearer ed è il compimento di tutte le trame intessute nel primo libro.
Tarisai non è più solo membro del consiglio degli unti di Dayo.
Tarisai, adesso, è una imperatrice.
Il suo titolo, assegnato a lei che è una ragazza, è qualcosa che la popolazione non ha più visto da molti anni; da quando il potere ha separato fratelli e sorelle nelle questioni di potere.
Perché quando si tratta di potere non sono mai le donne ad avere la meglio, tutto è affidato agli uomini.
Tarisai viene in parte amata ma anche odiata e temuta.
I nobili della corte la deridono, la trattano come fosse indegna e non sono gli unici.
Tarisai è la sovrana redentrice, da qui il titolo Redemptor, ha promesso che sistemerà gli anni di ingiustizie che sono stati nascosti da suoi antenati, che darà pace alle anime che sono state sacrificate in nome di un trattato iniquo atto a mantenere una pace forzosa e fragile come il cristallo.
Gli Ojiji le impongono di ricordare che si è offerta come sacrificio per tutti i redendoti che sono stati mandati a morire.
“Hai aiutato loro ma non hai aiutato noi. È troppo tardi…troppo tardi. Fai di più. Paga per le nostre vite.”
Per farlo la giovane sovrana ha due anni.
Due anni in cui deve ungere il suo consiglio che deve essere formato dai sovrani degli stati del regno.
Tarisai dovrà convincerli ad amarla, a rispettarla.
Ma non è facile come potrebbe sembrare. Ogni regnante ha i suoi interessi e condizioni per accettare l’unzione.
Dietro ad ogni regnante c’è un popolo che vive con bisogni che i Tarisai in realtà non conosce, ogni stato subisce ingiustizie di cui la ragazza non era a conoscenza.
L’innocenza di pensare che tutto sia come il piccolo mondo dorato in cui si vive verrà soppiantata dalla conoscenza che tutto è molto più complicato.
Molti sono i torti che vanno raddrizzati.
“Hai aiutato loro ma non hai aiutato noi. È troppo tardi…troppo tardi. Fai di più. Paga per le nostre vite.”
La sua famiglia la supporta, persino Dayo la sostiene presentandosi come primo tra i nuovi unti.
La redentrice è assillata dal pensiero del fallimento, dai sensi di colpa per essere Una contro un milione di ingiustizie mai cancellate.
Il cambiamento comporta sacrifici, spesso fa credere di essere i soli a comprendere cosa va fatto per riportare le cose in una condizione di equità per tutti.
Ma c’è una cosa che Tarisai non ha ancora compreso a pieno: lei non è sola.
Scendere negli inferi farà comprendere alla giovane Obabirin chi è davvero, cosa è davvero capace di fare e soprattutto…
Dovete leggere Redemptor per saperlo.
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“Non chiederti quante persone salverai”, dissi. “Chiediti in quale modole salverai. In quale modo vale la pena di sopravvivere?” Feci.
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