La casa editrice Becco Giallo non smette mai di sorprenderci e deliziarsi con le biografie illustrate, ho letto Le ragazze di Saffo, ma spero di poter quanto prima arricchire la mia collezione con questi libri in grado di nutrire occhi e cuore.
Arianna Melone, classe 1996 ha vinto il premio New Design nel 2015 e nel 2017 il Premio Imago al Comicon di Napoli. E’ la creatrice di questo splendido libro illustrato che ci accompagna dentro la quotidianità della grande poetessa Saffo.
I pregiudizi sulla grande poetessa crollano appena ci si tuffa fra le pagine illustrate, oltre a non nascondere la propria umanità, Saffo si dimostra esempio di virtù mostrando le sue grandi qualità di insegnante di morale e confermandosi un membro di grande importanza all’interno della società.
Alcuni dicono che le muse siano nove;
che distratti!
Guarda qua :
c’è anche Saffo di Lesbo, la decima.
Nella graphic novel Le ragazze di Saffo, lei è maestra del cuore e grande sacerdotessa.
Questo libro ci mostra un lato molto importante della grande poetessa: la sua capacità di istruire al sentimento e di ritualizzare il passaggio delle ragazze verso il ruolo sociale che andavano a ricoprire.
Eresse un tiaso e ne fu anche l’insegnante, poiché nella società fra il VII e VI secolo A.C. anche l’educazione all’amore e al sentimento erano considerati parte integrante del ruolo sociale di ogni donna. Lei accompagnava in maniera sacra e attraverso i suoi versi, le giovani donne dalla condizione di adolescente, propria di Artemide fino a divenire muse dell’amore, sacerdotesse di sessualità e sensualità, ispirate al modello Afroditico. Ma il tiaso costituisce per le giovani donne anche un fiorente luogo di scambi culturali, ricco di idee, scambi e pensieri condivisi.
Un importante fulcro di crescita individuale dal quale e per il quale nasceranno parole e poesie indimenticabili.
Anche l’immortalità ha il suo peso,
soprattutto quando della mia vita rimangono solo frammenti. Sarò ciò che loro vogliono,
vivrò attraverso ricostruzioni e interpretazioni.
Una vita fatta di racconti e smentite, di lodi e grandi critiche, quella di Saffo. La maggior parte delle sue opere poetiche nascevano ed erano utilizzate all’interno del tiaso e recitate durante i riti. Con le sue parolo ci racconta la società dell’epoca e il ruolo che le donne ricoprivano all’interno di essa, ci parla di amori e di incomprensioni, passioni sfrenate, delusioni e gelosie. I profili di un tempo, gli sguardi sognanti delle donne, i colori scelti ad arte per interpretare le emozioni sono solo alcuni dei tratti principali di questa interessante graphic Novel. Tutto il libro trabocca di passione sotto ogni sfaccettatura e ci accompagna dentro la visione di Arianna Melone della grande poetessa della Grecia antica. Un ritratto nuovo ed interessante, non incentrato solo sulle poesie, ma sui diversi aspetti di questa grande donna che è stata modello e maestra per molte altre donne, nonché grande intellettuale, rispettata ed amata dalla società del tempo.
I viaggi, siano essi fisici, onirici o fra le pagine, nascondono spesso insidie pericolose, rischiano di risvegliare il serpente della curiosità che, inevitabilmente ci spingerà a desiderarne ancora; fra i viaggi d’inchiostro che amo maggiormente ci sono quelli che esplorano la vita delle donne e della loro condizione: La strega di Triora.
Nel bene o nel male di streghe si parla sempre in ogni epoca.
A volte per indicare vecchie donne sagge che hanno conservato arcani segreti per miracolose guarigioni. Troppo spesso per additare chi è fuori luogo perché diversa, speciale, con speciale non intendo chi ispira tenerezza in una società apparentemente comprensiva.
Sto parlando dello speciale che fa ribrezzo perché non si sa conformare, sottomettere a canoni dettati nelle varie epoche, in grado di disturbare persino “il civico senso del pudore”.
I secoli passano e la parola resta sempre la stessa: Strega, legata con nodi stretti alla parola Donna.
Chi non ha mai sentito quelle corde strisciare sulla pelle?
Forse quando da bambine volevate giocare a soldati e banditi e come sempre vi si relegava al massimo al ruolo di infermiera e allora avete pestato i piedi: strega! Oppure quando al liceo, ai fiori stampati e scollature, avete preferito anfibi e abiti scuri: strega! Anche quando non siete state in grado di trattenere il bisogno di manifestare apertamente desideri, emozioni forti, opinioni contrastanti: strega, strega, strega!
Se si guarda indietro nella storia, i cambiamenti possono riguardare le forme di proibizioni, di limiti imposti, di trattamenti riservati, di punizioni per piegare, di veli da portare e sguardi da abbassare.
Ma l’oggetto della polemica di tutti i tempi è sempre e solo uno: la donna, la strega. Franchetta Borrelli è tutto questo: forte, curiosa, assetata di giustizia, donna e strega. Franchetta come Julia Carta, Dominica Figus, Catalina Lay e molte altre poco conosciute. Donne che nella mia isola hanno perso la vita sotto torture perché cantavano alla luna, o preparavano unguenti per aiutare i malati. Lo spazio per le donne è sempre troppo stretto o troppo ben delineato, senza possibilità di sgarro, pena l’emarginazione sociale, se va bene.
A volte basta soltanto una scintilla e a bruciare sono sempre i corpi delle donne.
Era stata la carestia ad incattivire gli animi.
Così gli infusi e le pozioni che facevano con le erbese curare le malattie erano diventati malefici.
E i filtri d’amore si erano trasformati in fatture.
Forse un giorno non sarà più un peccato uscire con la gonna corta o esprimersi in totale libertà ed in ogni forma. Magari arriverà il momento in cui non sarà più un peccato non avere paura. Forse, prima o poi, non sarà più un peccato essere donna.
La strega di Triora non vuole legami indotti, ma sceglie di amare e seguire il proprio sentimento libero.
In tutte noi esiste una parte nascosta, un istinto che non può essere domato. E’ una scintilla, che accende il fuoco all’improvviso.
E’ natura libera, creativa, selvaggia. (…)
E’ il segreto della vita: il femminile.
La strega di Triora cavalca le epoche per parlare della condizione delle donne. Parla anche di sorellanza vera, quella fatta di comprensione e giustizia, di coraggio e unione. Antonella Forte ci fa conoscere gli anfratti più nascosti di Triora con una lodevole ricostruzione storica dei luoghi e dei personaggi. Alcune notti avrei giurato di conoscere la strada per raggiungere il grande noce! L’autrice sottolinea anche l’importanza strategica di quel paesino tanto vicino alla Francia, centro di numerosi commerci e sotto la giurisdizione della Repubblica di Genova. Quando in una zona così ricca di scambi si abbatte una carestia, occorre trovare un capro espiatorio contro cui riversare tutta la propria rabbia e frustrazione. La strega di Triora non è un romanzo da leggere e dimenticare, è la storia di molte donne bruciate al rogo e torturate per giorni, è la storia degli antichi culti contadini soppiantati da una religione più forte e maschile, e quando non si sa contro chi puntare il dito, la colpa è sempre delle donne.
Un viaggio sfida quello di oggi, vi propongo di tuffarci all’interno di una pozza colma di colori e di lasciarli penetrare, attraverso le narici, la bocca, la pelle, dentro il nostro corpo fino a diventare noi stessi colore; il legame mondo-colore nella storia è imprescindibile: Il Mondo dei colori : una storia culturale in sette tonalità.
Questo libro è un meraviglioso viaggio ispirato al racconto persiano Haft Paykar (sette bellezze) in cui sono proprio i colori a raccontarci le loro storie e il legame che si è instaurato con la storia dell’umanità stessa, non soltanto nella storia dell’arte, ma in tutta l’evoluzione. Il colore è un universo multiforme e sfaccettato, dato non soltanto dall’oggetto ma anche da chi lo percepisce. Chiedendo a diverse persone il colore di uno stesso oggetto potremo notare che difficilmente esse forniranno la stessa sfumatura, poiché anche la percezione del colore cambia in funzione della persona che lo osserva. Tutto ciò avviene secondo operazioni cromatiche compiute dal nostro cervello.
Il colore è un processo “una danza fra soggetti e oggetti, mente e materia”.
Grazie ai colori trovavo tanta bellezza anche nella banalità.
James Fox insegna Storia dell’Arte all’ Emmanuel College di Cambrige e con Il mondo dei colori. Una storia culturale in sette tonalità, ci accompagna in un affascinante viaggio attraverso lo sviluppo delle civiltà, prendendo in considerazione il ruolo che hanno avuto sette colori all’interno di esse. Un saggio estremamente affascinante che apre le porte verso infiniti campi di esplorazione se si usa come punto di partenza il colore. Nero, rosso, giallo, blu, bianco, viola, verde ed un intricato dedalo di civiltà umana che tocca non solo l’arte ma anche l’antropologia, la religione, la chimica, la biologia, la filosofia e molto altro.
Ne Il mondo a colori: una storia culturale in sette tonalità l’autore ci presenta il colore stesso come una creatura multi sfaccettata ed estremamente complessa che non è stato solamente oggetto, ma strumento socio-culturale, forma di espressione più potente del linguaggio stesso. Affondando le mani nei colori che l’autore esplora, ci si rende conto di quanto ogni singola tonalità abbia avuto ( e ha tutt’ora) un importante influsso all’interno di ogni civiltà e del suo sviluppo.
In principio vi era solo tenebra nascosta dalla tenebra.
Incontriamo allora il colore “non colore” più odiato e temuto nella storia: il nero. Quella porta sconosciuta che ci accompagna verso l’origine di tutto. Colui che richiama la primigenia oscurità, khoshekh è il termine ebraico, duro e gutturale. Nella storia il nero è stato associato al terrore, allo sconosciuto.Negli ultimi anni però è stato rivalutato diventando l’icona assoluta dell’alta moda e del design.
I miti della creazione di tutto il mono iniziano descrivendo l’oscurità turbolenta, le tenebre in continuo movimento.
Allora non c’era ciò che non è, né ciò che è. Non c’era lo spazio né la volta celeste che gli sta sopra. (…) Oltre a Ciò niente altro esisteva. Nāsadīya sūkta o Inno del principio buio, tratto dal Ragveda (1500 a.C.)
Ne Il Mondo a colori, James Fox ci spiega che non si può legare un colore singolo ad ogni civiltà. Tuttavia, in alcuni momenti storici di una data civiltà, alcuni colori hanno dominato più di altri. Penso immediatamente al meraviglioso blu oltremare negli artisti rinascimentali e dell’epoca barocca.
Il blu è uno dei colori più amati in assoluto ( lo dicono i sondaggi) ma in realtà è un colore abbastanza moderno a livello culturale. Esso infatti non esisteva prima del Medioevo. Il blu oltremare è stato creato alchemicamente e poi usato dai più grandi pittori del Rinascimento e non solo. Scrittori come Colerige, Wordsworth,Byron, Shelley e Keats lo collegavano a fenomeni profondi e oscuri.
Invano! L’azzurro trionfa,
lo sento che canta nelle campane, anima,
che si fa voce e più ci spaventa con la sua cruda vittoria,
ed esce dal vivo metallo in celesti angelus! Mallarmè
Questo viaggio meraviglioso de Il mondo dei colori ci conduce anche attraverso il colore del potere e della sessualità, in grado di parlare del corpo al corpo. E’ stato il colore più usato dalle civiltà primitive: il rosso, per poi accompagnarci attraverso tutti gli altri meravigliosi universi di colore e storia umana.
Un saggio coinvolgente ed emozionante. Mi piacerebbe soffermarmi ancora su ogni colore per raccontarvi ciò che mi ha maggiormente colpito, ma questo è il mio viaggio e posso solo condividerne piccole istantanee.
Spero di cuore però di aver stuzzicato la vostra curiosità con le mie parole.
Il frinire delle cicale segna i confini di un tempo non convenzionale, fra spighe e pelle ambrata, l’estate è un universo a se stante nel ciclo stagionale; tutto si muove e odora in modo differente, rallenta perfino nei pensieri, sono i giorni in cui la terra respira L’aria innocente dell’estate.
Un po’ casa, un po’ luoghi familiari fra le pagine di questo romanzo; l’ombra degli alberi che si proietta nei campi di grano appena falciati, il sudore degli agricoltori con la schiena china fra le spighe.
Mi è parso di ascoltare l’eco delle emozioni di quando ero bambina, le ginocchia graffiate dai rovi, le pozze di acqua ghiacciata che pian piano si prosciugano lasciano solo l’odore dell’umidità.
Eppure è un’altra epoca, siamo negli anni trenta, ma certe emozioni non seguono la linea orizzontale, cavalcano i tempi.
Edith è una giovane quattordicenne che ha appena finito la scuola, i suoi occhi guardano il mondo con lo stupore di chi lo ha appena conosciuto. Non si può definire una ragazza fortunata, nata alla fine della prima guerra mondiale nelle campagne inglesi segnate dalla forte depressione, figlia della sofferenza e del sacrificio.
Una ragazza è sveglia, intelligente, interessata a tante cose che non sempre sono adatte alle ragazzine della sua età. Tutto ciò basterebbe già per inserirla nella categoria delle persone particolari, ma lei è anche assetata di conoscenza e studio. Si trova a confrontarsi timidamente con la vita, a scegliere le persone che stuzzicano il desiderio di ampliare i suoi orizzonti.
La famiglia di Edith è dedita alla fatica e al sudore nei campi, proiettata solo alla sopravvivenza e alla gestione della fattoria, non c’è spazio per le frivolezze, non c’è spazio per ciò che cresce oltre il campo.
Ne L’aria innocente dell’estate gli occhi di Edith guardano con emozione e poesia ogni particolare meraviglioso che la natura sa concedere, ma piangono per i limiti del suo piccolo mondo, chiuso e intriso di dinamiche patriarcali.
Visitare i miei nonni materni significava viaggiare indietro nel tempo.
Era come se per loro tutto ciò che era moderno
(dai trasporti a motore alle strade asfaltate, fino alla radio)
non esistesse e non sarebbe mai esistito.
I passaggi fra epoche, il sospetto e la superstizione sono erbacce difficili da estirpare definitivamente, puntualmente spuntano ricordandoci a cosa e a chi apparteniamo.
Eppure, la ritualità di certi gesti che, come preghiere, si ripetono identici nonostante i decenni, quel loro sapore antico è in grado di far sentire al sicuro chi si trova in balia dell’imprevedibilità della natura.
Nell’Aria innocente dell’estate non ho potuto evitare di innamorarmi; alcuni personaggi del libro ci avvolgono nel loro essere in perfetta simbiosi con gli animali,perdendo l’atteggiamento di dominatore della natura, tipico degli esseri umani e integrandosi ad essa.
Sapevo che prima di sera avrebbe trovato il modo di sorprendermi da sola,
e quel pensiero mi metteva sul chi vive e conferiva una strana, speciale intensità a tutto ciò che mi circondava. Quando ripenso a quel giorno, mi torna in mente il cerbiatto che qualche anno prima avevamo salvato e curato:
il modo in cui si immobilizzava ogni volta che uno di noi si avvicinava al recinto.
È strano, stupido in realtà, ma certe volte mi viene da piangere al pensiero di quella povera creatura.
Melissa Harrison ha saputo sapientemente usare metafore naturali per raccontarci i passaggi della vita, la perdita dell’innocenza, le ingiustizie.
Lo fa con pennellate delicate, tutto il libro è intriso di poesia bucolica che potrebbe essere riassunto in un quadro che val la pena soffermarsi a guardare.
Antico e moderno insieme, ma soprattutto commovente ed evocativo.
Un gioiello che a Melissa è valso l’EU Prize for Literature e libro dell’anno per New Statesman, The Observer, The Irish Time e Bbc History Magazine.
Un libro adatto a chi vuole ancora un po’ di estate dell’infanzia, con i lunghi sonnellini pomeridiani, le merende all’aperto e i sogni che si intrecciano al frinire delle cicale. Un libro con un ritmo lento e consolatore, non adatto a chi cerca colpi di scena, ma sottili veli, fra magia e ricordo, da attraversare.
La distanza da percorrere oggi, cari viaggiatori, non è quantificabile in chilometri, ma in anni; ben ottocento, spero siate pronti per camminare nella Milano del medioevo con : La Papessa di Milano.
Chi è alla ricerca del vero, ci si potrà avvicinare soltanto facendo un approfondito lavoro di ricerca, a volte mettendosi in gioco e mettendo da parte ciò che è stato imparato dietro i banchi di scuola. Questo perchè le epoche storiche, studiate a grandi linee e in maniera generica, possono in realtà riservare preziosi colpi di scena, scendendo nei particolari.
Addentrandoci nella vita di personaggi nascosti fra le pagine dei libri di storia.
Questo è il prezioso lavoro di riscoperta e divulgazione che compie Livio Gambarini con La Papessa di Milano.
Ci troviamo totalmente immersi nella Milano del 1200, un periodo particolarmente importante per la città e per il fermento socio-politico e religioso che preme per manifestarsi.
Grazie ad una ricostruzione minuziosa e ad un’eccellente caratterizzazione dei personaggi, La Papessa di Milano è uno dei romanzi storici più belli che io abbia mai letto.
Ci troviamo nel pieno della battaglia fra la famiglia Visconti e i Della Torre, fra guerre di potere per riappropriarsi della città.
Livio Gambarini trasforma il romanzo storico in un trascinante racconto, mai scontato e ricco di emozionanti sorprese.
Inevitabilmente ritorno ai banchi di scuola e mi domando quanto gioverebbe ai giovani conoscere anche certi particolari specifici, ma di fondamentale importanza, per una migliore comprensione del periodo. Quante curiosità, quante emozioni perse in virtù di una conoscenza generale e approssimativa.
Non si tratta solo del racconto dei fatti accaduti, ne La Papessa di Milano ci sporchiamo le mani di sangue e sudore dei cavalli, respiriamo l’olezzo delle strade e della paura di nuove ripercussioni .
Non soltanto due famiglie in lotta, ma esseri umani, non nemico ed eroe, ma personaggi di cui ho imparato ad amare le varie sfumature. Un racconto in cui non si fa il tifo per il buono o il cattivo, ma in cui si volta la pagina trattenendo il respiro per ciò che sta per accadere. Come se non bastasse, come accade quando in una lettura di tarocchi, si estrae una carta completamente fuori luogo; c’è Maifreda.
Come le era venuto in mente di imporre l’estrema unzione a un cristiano, lei che era una donna?
La chiesa era chiarissima a riguardo,
il sacerdozio e la somministrazione dei sacramenti spettavano agli uomini.
Maifreda aveva tradito il voto di obbedienza. La sua anima era macchiata.
La Papessa di Milano mette in luce la condizione femminile dell’epoca,ma anche la volontà di alcune donne, di sovvertire il sistema, di rifondare la Chiesa, addirittura di riscrivere i fondamenti delle leggi che tenevano insieme tutto il sistema clericale.
Un nuovo Vangelo, un nuovo Papa, anzi una Papessa.
Maifreda Pirovano fù la donna che nel 1300 guidò il gruppo dei Figli dello Spirito Santo, osando rivendicare la parità dei diritti fra uomini e donne, la stessa Maifreda che celebrò nel 1300 la messa come pontefice. Non una donna qualunque, ma una Pirovano, cioè una delle famiglie più potenti a Milano che ricoprirono importantissimi ruoli soprattutto religiosi nella Milano del Medioevo.
Maifreda e Matteo Visconti erano cugini e fra loro l’amicizia e la parentela divenne qualcosa di più …
Una donna forte, potente,che gradualmente si spoglia dei limiti imposti dalla società medioevale e dalla Chiesa. Una donna predestinata a compiere un viaggio controcorrente .
Ed ecco la storia che si ripete, la società che allunga i suoi tentacoli per bloccare chi cerca di essere diverso, soprattutto quando si parla di donne, i nomi si ripetono e riecheggiano nei millenni: strega, pazza, eretica.
Gli eventi della famiglia Visconti si intrecciano con gli arcani, raccontano di sangue, lotte, onori e tradimenti, ma raccontano anche di un Papa che vuole schiacciare ogni tentativo di deragliamento dai dettami cattolici. Bonifacio VIII fu infatti il pontefice che inasprì le regole dell’inquisizione.
La ruota della fortuna gira in modi che nessun essere umano può pienamente comprendere e questo libro ci racconta con correttezza e precisione la storia per quella che è. Intrisa di odio e rivalità, di amore rubato e di crudeltà inaudita.
Impossibile non innamorarsi di questa parte di storia, difficile non lasciarsi trascinare dall’impeto dei personaggi raccontati nella Papessa di Milano.
Un capolavoro in cui la storia è la protagonista assoluta, senza necessità di belletto.
This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.
Cookie strettamente necessari
I cookie strettamente necessari dovrebbero essere sempre attivati per poter salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie.
Se disabiliti questo cookie, non saremo in grado di salvare le tue preferenze. Ciò significa che ogni volta che visiti questo sito web dovrai abilitare o disabilitare nuovamente i cookie.