La bellezza di alcuni libri sta nella capacità di condurre il lettore in quel confine liminale, in cui gli universi razionalmente separati, della fantasia e della realtà, si fondono perfettamente: Weyward.
Cavalchiamo i tempi tra le pagine, imprigionate in catene familiari che ci conducono dritti sotto la pelle delle donne, dentro il cuore dei loro misteri, nelle piaghe dei loro dolori.
Tre donne danzano tra cinque secoli, si sfiorano nei sogni, si consegnano eredità partorendosi.Sono le donne Weyward.
Potrebbe essere difficile intendere il tempo come una linea proiettata verso il futuro, poiché queste donne hanno la capacità di trasformare la linea in una ruota, danzando in cerchio dentro il tempo.
Era piuttosto facile scomparire tra le pieghe della storia.
(da Il giardino segreto)
Le donne Weyward si rifiutano di stare fra le pieghe composte di una società che, in ogni tempo cerca di incasellarle nel ruolo che si addice al loro sesso.
Sono dotate di una sensibilità particolare e di curiosità selvaggia, quella spinta che porta a scavare pur sapendo che, ciò che è nascosto, non sempre andrà a loro beneficio.
Altha, Violet e Kate, ma non solo. Sono il simbolo di tutte le donne che hanno lottato per seguire il proprio istinto.
Strega.
E’ una parola che sguscia dalla bocca di un serpente,
gocciola dalla lingua densa e nera come catrame.
Non avevamo mai pensato a noi in questi termini, mia madre e io.
(…)Dopotutto mi aveva chiamato Altha.
Non Alice, che significa “nobildonna”,
né Agnes, “agnello di Dio”.
Altha. “Guaritrice”.
Strega, come donna, sono parole brutalmente strumentalizzate, nelle menti più perverse richiamano qualcosa di sporco, sordido, oscuro e proibito. Nel cuore delle donne Weyward invece evocano unione, sostegno, conoscenza, guarigione.
Altha, Violet e Kate, ma non solo. C’è anche un piccolo cottage, appartenuto alle donne da generazioni che trasuda secoli di lotte e studi, di solitudine e lacrime.
Un piccolo luogo fisico ma senza tempo, un’ancora di salvataggio che accoglie le donne di questa famiglia che hanno bisogno di riprendere in mano la propria vita.
Le violenze scorrono fra i secoli, sono radicate nelle strutture sociali ed è difficile riuscire a divincolarsi, se non portandosi dietro un bagaglio pesante di accuse.
il continuo tentativo di plagiare le donne Weyward serpeggia attraverso le catene del tempo, si stringe attorno alla loro gola pur di piegarle e renderle conformi alle leggi degli uomini.
Strega, prostituta, madre degenere, continui e costanti sono i tentativi per tarpare loro le ali, per circoscrivere le loro capacità.
Sono state costrette a cambiare per amore o per violenza, e spesso le due cose hanno combaciato perfettamente. Altha,Violet e Kate. Un corvo, una damigella, un’ape.
Tutto è creato dalla magia,
le foglie e gli alberi, gli uccelli e i fiori, i tassi e le volpi, gli scoiattoli e le persone …
Quindi la magia deve essere intorno a noi .
Non è soltanto un romanzo di rivendicazione femminile, tutto è pervaso da una delicatezza vibrante. E se ci fermiamo ai piedi di un albero, in riva al fiume, nei luoghi incontaminati lo possiamo sentire anche noi.
E’ leggero come il battito d’ali di un insetto, profuma di terra umida e muschio: è il respiro della natura, è la magia che tutto pervade e che ci hanno insegnato a temere.
Possiamo idealmente allungare la mano e toccare quelle delle protagoniste di questo racconto. Non sono diverse da molte di noi, hanno soltanto bisogno di essere ricordate, perché riportando alla luce l’archetipo della donna/guaritrice/dea, possiamo trovare nuova forza e nuova spinta per risvegliare la magia anche in questo secolo.
Ringrazio la casa editrice Fazi per avermi dato la possibilità di leggere in anteprima questo prezioso libro.
Oggi miei cari viaggiatori, vi accompagno in un viaggio in Bretagna, ma non a cuor leggero, poiché ciò di cui vi voglio parlare è dell’Apparizione, scritto da Victoria Mas.
Vengo colta da uno strisciante scetticismo ogni volta che ho davanti un libro che tocca argomenti di questa portata. La prima sensazione è quella di avere in mano un delicato e fragile oggetto che il mio stesso pensiero potrebbe incrinare.
La seconda è quella di venire travolta da una serie di emozioni che spesso fatico ad esternare, innalzando il muro del raziocinio, ma la marea in questo caso mi ha travolta.
L’apparizione ci parla di soprannaturale, nella forma di apparizioni mariane, lo fa con delicatezza e semplicità, nella piena consapevolezza della fragilità dell’argomento.
Isaac non reagiva.
Immobile,con le braccia lungo i corpo,
sembrava fissare un punto preciso nel cielo.
Come si affronta un evento di tale portata che distrugge ogni ancora e ci lascia nella deriva spirituale?
Victoria Mas non ci vuole convincere di niente. Ci accompagna davanti all’apparizione come la più silenziosa delle guide, ci racconta i fatti e poi sta a noi decidere quale emozione ascoltare.
Ho sentito l’inevitabile spirito di adattamento che devono aver vissuto i personaggi. Credere per fede o attendere i fatti. Ascoltare il cuore, perdendosi negli occhi di un giovane che vive l’estasi dell’apparizione, o restare ancorati alla realtà nuda e cruda.
Una comunità intera si adatta e si plasma in base a questo evento che la scuote come un terremoto interiore.
La semplicità degli occhi di un ragazzo, incontra la fede incondizionata, lo scetticismo, la paura.
Si scontra anche con l’incredulità di chi si sente migliore, di chi è convinto di meritare quel dono. La folla esige prove, si lascia contagiare dalla necessità di toccare anche ciò che è intangibile. La folla ironizza quando non trova la via per comprendere qualcosa che è fuori dal comune, si infuria quando non è in grado di comprendere ciò che va oltre la quotidianità.
Nell’Apparizione si sottolineano i caratteri psicologici di una piccola comunità isolata.
I ruoli sociali sono molto chiari e spesso chi detiene certi poteri e si sente escluso da ciò che non gli è chiaro, tende a trascinare le folle verso la deriva del cinismo, verso la paura di ciò che non si conosce, fino a sfociare in violenza.
C’è una frase simbolica in questo libro che evidenzia un altro aspetto spesso poco preso in considerazione:
In tutta sincerità spero che quel ragazzo dica il falso (…).
Essere veggenti non è mai una buona cosa.
Un evento di tale intensità porta necessariamente ad un cambiamento che, all’interno di ogni abitante, assume mille sfaccettature differenti.
Spesso chi ha questo genere di “apparizioni” è costretto a passare nel setaccio delle opinioni altrui.
Gli scettici vorrebbero sezionarlo in laboratorio pur di trovare il fattore scatenante, i bisognosi di un miracolo personale rivendicano il loro diritto ad essere parte attiva nell’evento. Nella sua semplicità questa frase identifica il calvario che deve vivere chi si trova in questa particolare condizione.
Dio in persona sarebbe potuto apparire in quel momento
e loro avrebbero voluto vedere di più, si,
avere più prove, più concretezza:
era dal tempo di Abramo che gli uomini non si accontentavano mai.
L’apparizione ci lascia liberi di scegliere la chiave di lettura che più si avvicina al nostro sentire, avvicinandoci agli abitanti dell’isola e presentandoli nella loro umanità e fragilità.
L’analisi di suor Anne, delle sue aspettative e della sua reticenza sorprendono e lasciano senza fiato.
Alla fine aveva capito che si può peccare anche solo aspettandosi qualcosa.
Dopo Il ballo delle pazze, le aspettative verso il nuovo libro di Victoria Mas erano davvero le più disparate,ma l’autrice è riuscita a sorprendermi totalmente. Nella sua semplicità L’apparizione è un libro dalle mille sfumature, un piccolo, prezioso gioiello.
L’imprevedibilità della vita porta l’animo umano all’inevitabile curiosità verso il domani, lo racconta la storia, ce ne parlano le carte e le pagine dei Chiostri di New York.
Ci affanniamo continuamente a scavare, sondare, analizzare questo misterioso universo che è la vita, una curiosità che abbiamo coltivato fin dai tempi passati. Bastava un fulmine scagliato su un albero per pensare all’ira degli dei, o una settima figlia femmina per portare sventura. Leggende, superstizioni, letture delle varie sfaccettature della vita.
Quando la maestria umana però riesce ad incasellare la sfida dell’uomo con il destino, allora nascono cose davvero preziose. A quel punto coppe e bastoni non diventano solo scommesse da fare su un tavolo in compagnia di amici.
Le carte si vestono di arte arcana, trasformandosi nel chiaro segno, nella risposta alla domanda, nel responso dell’oracolo.
Tra l’egittomania della Francia del XVIII secolo e l’atmosfera di una corte che amava segreti e misteri,
i tarocchi svilupparono un uso completamente differente.
Ma credo che ci sia ancora da dibattere sulle pratiche occulte nel XV secolo,
specialmente nelle zone tra Venezia, Ferrara e Milano.
Un’area che era una specie di triangolo d’oro per pratiche magiche sperimentali.
Ne I chiostri di New York c’è la ricerca del segreto a tutti i costi e con ogni mezzo, lecito o meno.
Passeggiare tra gli antichi chiostri del museo di Cloister deve aver avuto un grande fascino per la giovane ricercatrice Ann.
Intricati labirinti nei quali la via d’uscita non sempre è chiara.
Ma in lei c’è la passione verso la ricerca, l’emozione nell’avvicinarsi ad oggetti dal valore simbolico, che risalgono a secoli addietro. La passione verso la conoscenza è un tarlo che non lascia mai in pace, né di giorno, né di notte; logora fino a che non raggiunge il più alto grado di soddisfacimento. A volte però la tenacia verso questa ricerca può portare ad abbattere tutto ciò che ci sta intorno, oggetti e persone, che assumono valore in base all’uso che se ne farà per raggiungere l’obiettivo.
Nei Chiostri di New York, oltre alla ricerca storico artistica del primo mazzo di carte usato per la divinazione, si intrecciano vite e storie d’amore, raramente oneste, troppo spesso manipolate.
Dal gioco delle carte al gioco mortale.
Ciò che più ho amato in queste pagine è stata l’interessante fusione tra storia, storia dell’arte e storia dell’occulto.
C’era bisogno di un po’ di magia per rendere sopportabile un’infanzia opprimente.
Così fra le pieghe di una Papessa che cela le vesti della Sacerdotessa, restano incastrati ricordi, fantasmi del passato che riemergono a ricordare chi siamo veramente. Altre volte l’asso di spade taglia tutto senza guardarsi indietro, decapitando ogni bocciolo di sincera tenerezza.
I Chiostri di New York sono l’esordio narrativo di Kathy Hays che, da sapiente insegnate di storia dell’arte, ha saputo dosare mistero, storia e qualche goccia letale di Belladonna.
Quando il destino è già scritto,
l’ambizione può uccidere
La tensione è palpabile fra le pagine, ma anche la determinazione ad ottenere ciò che si desidera a tutti costi . Come se un nuovo arcano maggiore torreggiasse su tutti: l’ambizione. Ma c’è anche chi, nel silenzio apparente delle carte, sa trovare rivelazioni e un indomito coraggio per crederci ciecamente. Mi sono domandata alla fine, se fossero proprio le carte a decidere il destino degli uomini e non solo a raccontarlo.
Sostenevamo che le carte, come molte cose nella vita durante il Rinascimento, avessero un duplice scopo:erano sì usate per giocare ai tarocchi, ma anche per predire il futuro.
Antropocentrismo sfrenato, questo è il quadro mondiale in cui ci muoviamo, Marco Valsesia con La vita segreta delle api, cerca di spostare il centro, mostrandoci la perfezione e invitandoci a cambiare punto di vista.
In un mondo che corre a velocità sfrenata, che consuma più di quanto produce e che produce in maniera sconsiderata.
Sprechi ed esuberi, progresso a tutti i costi. Senza prendere in considerazione le ripercussioni all’interno di sistemi ecologici delicati. Ecco un libro che ci accompagna verso l’esperienza fatta con coscienza.
Un racconto delicato La vita segreta delle api, portato avanti con amore dall’autore che si prende il tempo per parlarci della preziosa eredità ricevuta: la conoscenza del mondo delle api.
Un microcosmo quasi perfetto che ha tanto da insegnare all’uomo sulle dinamiche di cura e collaborazione, di sostegno e ingegno per garantire il benessere di tutti i componenti dell’alveare.
Non vi aspettate una storia dolce come il prodotto finito di questi insetti meravigliosi. Le dinamiche dell’alveare sono spesso spietate, ma sempre finalizzate al sostegno dell’intera comunità.
Quello che a noi sembra disordine,
per le api è una perfetta alchimia di equilibri e precisione.
La vita segreta delle api intreccia delicate esperienze di vita, conoscenza, esperienza e simbiosi.
L’eredità che il nonno ha lasciato a Marco è paragonabile alla formula segreta che potrebbe salvarci dalla distruzione. Si tratta di conoscenze essenziali per la sopravvivenza di una specie e del pianeta stesso.
Inevitabilmente il mio pensiero ha vagato verso un altro libro che considero molto importante: La nazione delle piante di Vito Mancuso.
Pur cambiando la specie vivente dalle api alle piante, il pensiero di base si radica sulla necessità di conoscere le dinamiche che intercorrono fra appartenenti della stessa specie.
C’è da sorprendersi, c’è da imparare davvero tanto sul rispetto degli ecosistemi, sul fatto che si può davvero vivere senza distruggere.
La corsa degli esseri umani ci distrae troppo dalla consapevolezza che la salute dell’intero pianeta sia strettamente ed indissolubilmente connessa alla sopravvivenza della specie. Sia delle api che delle piante e degli uomini.
Le api vivono poco più di un mese ma spendono l’intera vita lavorando esclusivamente per la comunità. L’interesse personale non esiste, poiché ciò che importa è garantire la cura della prole. Questa a sua volta garantirà nuovo sostegno all’intero alveare.
Le api sono un grande esempio di unione per il benessere di tutti al fine di garantire la sopravvivenza di tutti.
L’organizzazione della comunità e la sua capacità di comunicazione
sono l’aspetto più misterioso ed affascinante di questa specie.
Un’organizzazione perfetta e gerarchica con specificità e competenze particolari, in grado di tessere un rapporto di reciproco sostegno con la natura circostante.
Lasciatevi affascinare da questo mondo. La vita segreta delle api vi lascerà incantati nello scoprire la perfezione di questi impollinatori dalle incredibili capacità.
Non starò a raccontarvi particolari della Vita segreta delle api, voglio lasciarvi la delizia di entrare in questo meraviglioso mondo.
Ci tengo però ad esprimere il mio stupore nello scoprire le abilità comunicative di questi insetti, in grado di trasmettere mappe precise dei luoghi in cui trovare maggiore nutrimento.
La base di ogni società complessa e strutturata è racchiusa nella comunicazione tra gli individui che ne fanno parte.
Non può coesistere una stretta collaborazione tra loro senza scambio di informazioni
Vi invito dunque a leggere questo libro, a conoscere nuovi ed emozionanti mondi e a porre importanti riflessioni sulla necessità di un “decentramento” della specie umana.
Se andate alla ricerca di un senso, e volete la guida di una trama precisa, allora Strega non è il libro che fa per voi.
Come nel più intricato dei labirinti, dove niente può venire in vostro aiuto, poiché ogni angolo è identico a quello precedente; così la ricerca di orientamento in questo libro, può provocare sconforto e smarrimento.
Se invece avete preso la decisione di spalancare le finestre alla nebbia autunnale, lasciando che questa pervada la stanza in cui vi trovate e che penetri dentro le vostre narici; allora siete nel posto giusto.
State per trasformarvi in etereo vapore.
Un letto di parole verdi come il bosco più fitto, gesti ripetuti in maniera estenuante, sigarette che appesantiscono l’aria, inquietudine a colmare ogni spazio vuoto.
Non è davvero semplice parlare di un libro fatto di emozioni, sensazioni, istinto e poco altro. Posso soltanto tentare di usare altre emozioni per descriverlo.
La stanza sembrava la scena di un antico dramma sanguinario,
in cui le donne serie in abiti drappeggiati si muovevano sul palco brandendo coltelli.
Dall’altro lato della scenografia un coro declamava le proprie battute su navi affondate,
vendetta e figlie uccise.
Un albergo che fagocita donne lasciando gusci intossicati, rosso sbiadito incastonato nella fredda roccia. Claustrofobia, puzza di vecchio.
Nove ragazze al loro primo impiego, nove anime attraversano la sua porta.
Ci sono gesti precisi, capelli legati in perfetti chignon, divise inamidate, dolorosi calli e acqua bollente.
Niente è come ci si aspetta e Strega in lontananza, vuota e silenziosa, attende.
Dormire e vivere nell’inquietudine, ingurgitare mix fatti di alcool ed erbe velenose. Forse è l’albergo stresso ad avere una sua volontà, o forse le persone all’interno seguono un preciso copione fatto di punizioni corporali e antiche tradizioni.
Sapevo che la vita di una donna può trasformarsi da un momento all’altro nella scena di un crimine.
Non avevo ancora capito che vivevo già in quella scena del crimine,
che la scena del crimine non era il letto, ma il corpo,
e che il crimine era già avvenuto.
Una creatura antica che si nutre dei giovani sogni, annientandoli, restituendo soltanto ossa rotte. Finché qualcuna di loro cederà all’inganno, stringendo la mano di uno sconosciuto che, sussurrando parole rassicuranti, la condurrà nel bosco senza ritorno, nel lago senza fondo.
Il tempo non esiste più, nel grande albergo rosso sbiadito, il senso non esiste più e, a volerlo cercare, si può ammattire.
Meglio galleggiare sulle spine del roseto, afferrando i pochi ricordi della breve vita trascorsa, sempre più perse, sempre più immobili.
La paura però può diventare un solido collante fra le giovani donne, una corda che le fa sentire strette e al sicuro insieme. Una corda di ansia che le stringe talmente forte da fondere anche le loro menti, tanto da portarle a fare gli stessi sogni, tanto da eliminare ogni parola superflua poiché non è necessario capirsi, ma sentirsi vive, ancora un altro giorno.
Il libro di Johanne Lykke Holm è il quarto della serie “Le fuggitive” ed è stato tra i finalisti del Premio Strega Europeo 2023.
Strega è un libro pericoloso perché non parla al nostro senso logico, depistando ogni ricerca di fatti ed eventi chiari .
Sussurra alle nostre percezioni più sottili, alla nostra pelle che irretisce nel percepire un alito gelido o quando ha paura. Un sogno, o meglio un incubo dal quale non si può uscire.
I simbolismi del racconto ci trascinano in un universo femminile e acerbo, alla ricerca di nuovi progetti di vita.
Un universo che si scontra con la perfidia di un mondo infido e subdolo, pronto a risucchiare loro ogni scintilla di giovinezza.
Ho avuto bisogno di diverso tempo per digerire questa lettura, come dentro un sogno forzato, non riuscivo a staccarmi da dosso la pesante sensazione di privazione, di claustrofobia, di sopruso.
Strega va preso a piccole dosi perché come il veleno, poche gocce non ti uccidono, ma esagerare può condurre alla follia.
Avevo sempre pensato che sarei diventata un bel cadavere Avrei fatto attenzione a non essere brutta nel momento in cui accadeva, a non diventare una vittima brutta, sdraiata lì a bocca aperta in un vestito ereditato, una fallita nella morte quanto nella vita Dentro di me c’era un meccanismo che immergeva tutto in una luce scintillante, quel meccanismo che collega la morte con il bello e il bello con la morte.
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