Buongiorno viaggiatori, oggi vi parlo de Il dono, il nuovo thriller di Paola Barbato, che ho divorato. Può un gesto di solidarietà come la donazione degli organi nascondere qualcosa di male? Un dono che dovrebbe ridare speranza a chi lo riceve invece porta qualcosa di inaspettato.
Paola Barbato è un’autrice che stimo molto per la sua immensa bravura, i suoi thriller sono imperdibili.
Ne “Il dono” ha superato ogni aspettativa, mettendo tra le mani dei lettori un thriller che parla di male sì, ma lo fa attraverso la tematica dei trapianti, affrontata e approfondita alla perfezione anche dal punto di vista medico e psicologico.
Un thriller curato nei minimi dettagli che racconta le varie esperienze provate dai trapiantati, partendo proprio dal cuore ricevuto da un giornalista molto conosciuto che in seguito alla ricezione di questo “dono” toglie la vita ai suoi genitori.
“È stato il mio cuore!”
Quando l’ispettrice Flavia Mariani va a interrogarlo nell’infermeria del carcere dove è stato portato in seguito all’omicidio si aspetta tutt’altro e non è certo preparata di fronte alle parole del giornalista.
A tutti sembrano pura follia, un modo per ottenere l’infermità ma a lei no… qualcosa non le torna e con testardaggine si batte per iniziare a indagare su quel caso che si direbbe già risolto.
Può un serial killer continuare a fare del male anche dopo la sua morte?
La Barbato grazie a questo romanzo ci offre diversi spunti di riflessione, catturando completamente l’attenzione grazie alla sua scrittura magnetica che mette a nudo l’animo umano attraverso dei personaggi totalmente veri e credibili.
Scopriremo attraverso i capitoli a loro dedicati cosa si prova a dover attendere un organo con la paura di non farcela e come si vive dopo il trapianto. Ed è proprio qui che il mistero inizia a conquistare il lettore con una trama ricca di colpi di scena.
Le indagini guidate da Flavia Mariani cattureranno tutta la vostra attenzione, ho apprezzato la tenacia e la forza di questa donna che non si fa scrupoli nell’andare oltre alle apparenze alla ricerca della verità.
Riuscirà insieme alla sua squadra a scoprire chi ha ricevuto gli organi di Valerio Felici, un ragazzo apparentemente per bene che in seguito alla sua morte rivela di esser stato uno spietato serial killer?
Posso dire senza ombra di dubbio che “il dono” è uno dei thriller più belli che io abbia letto nell’ultimo periodo e vi consiglio di recuperarlo quanto prima!
Buongiorno viaggiatori, il libro di cui vi parlo oggi è Tutto il bene, tutto il male di Carola Carulli, pubblicato da Adriano Salani Editore.
Carola Carulli, giornalista, si occupa di cultura da molti anni. È conduttrice del Tg2, cura le rubriche “Achab” e “Tg2 Weekend” dedicate alla lettura.
Segue come inviata i più grandi eventi musicali, letterari e cinematografici. È autrice di diversi documentari.
Tutto il bene, tutto il male è il suo primo romanzo.
Alma era una ribelle di natura. Una di quelle a cui non stava bene niente. Detestava sua madre Clara, donna piena di amanti e rimorsi, superficiale e fragilissima, con un sogno, quello di diventare ballerina, che si era infranto insieme alle sue gambe a seguito di un brutto incidente dal quale si era salvata per miracolo.
Leggendo queste parole verrebbe da pensare che questo sia un altro libro sul rapporto difficile tra madre e figlia, ma posso senza ombra di dubbio dirvi che troverete molto di più.
Partiamo dal principio, Clara e suo marito, un uomo perbene che aveva scelto per comodità e per garantirsi una vita dignitosa, hanno due figlie, Sarah e Alma.
Tutto il bene, tutto il male è un romanzo che parla di mancanze.
Tutto si sgretola quando i due si separano e le figlie scelgono con quale genitore restare.
Sarah resta con la madre e Alma sceglie il padre, ed è così che le due sorelle crescono con caratteri completamente diversi per l’esempio che hanno ricevuto.
Alma è il personaggio che più mi ha scatenato emozioni, soprattutto nel rapporto con la nipote Sveva, figlia di Sarah.
Alma e Sveva, apparentemente ribelli e complicate , ma che si capiscono soprattutto nei momenti di dolore.
Hanno vissuto sulla loro pelle il dolore dell’abbandono, il sentirsi sole e non amate.
Due donne che si aiutano a vicenda a rialzarsi riprendendo a camminare con tutte le ferite che si portano dietro, perché a volte la vita sa essere dura.
Due donne che vivono sulla loro pelle il male fatto dalle parole di chi dovrebbe volere solo in nostro bene.
E sono proprio i loro punti di vista ad alternarsi per tutto il romanzo che è un vero e proprio viaggio alla scoperta del bene e del male che possono influire sulla nostra vita.
Tutto il bene, tutto il male è un romanzo che ci fa capire come i sentimenti siano complicati.
Ci fa riflettere su come sia necessario conquistare e lavorare per creare un rapporto con le persone e che non basta la parentela per averne uno.
Come per un giardino che per essere bello ha bisogno di cura e amore, non solo quando ci si ricorda, ma sempre.
L’autrice è stata brava nel raccontare pezzi di vita in cui il lettore può immedesimarsi con estrema delicatezza, un linguaggio immediato che colpisce ma allo stesso tempo regala una lettura scorrevole che vola pagina dopo pagina.
I social per lei erano pagine bianche che le persone usavano per esternare qualunque opinione senza che nessuno glielo possa impedire. Lo trovava spaventoso, «perché la verità non la puoi dire a tutti». Non poteva tollerarlo. «È un TSO a cielo aperto» diceva, «qualunque cosa cerchi, finisci per trovare frasi terribili scritte senza vergogna, […] Body shaming, bestemmie, litigate tra mariti e mogli […] un mondo parallelo pieno di gente crudele […] E il bello» continuava «è che quella gente poi, nella vita reale, si comporta in tutt’altro modo».
Un romanzo pieno di riflessioni sul mondo, sui sentimenti, su come le persone si comportano, su come a volte si usino i social in modo del tutto sbagliato per cercare quelle attenzioni che nella vita reale non si hanno.
Per certe persone il bisogno e la ricerca di attenzioni possono essere un qualcosa che porta a rovinare la vita tra incertezze, dolore rabbia e chiusura.
Un romanzo che arriva dritto al cuore, parole che restano e portano inevitabilmente a capire che siamo tutti imperfetti, ma è proprio l’imperfezione a renderci unici.
Non si può restare indifferenti dopo aver letto questo libro, per me è stata una vera e propria lezione di vita.
Buongiorno viaggiatori, oggi vi parlo di Cose che non si raccontano di Antonella Lattanzi edito da Einaudi.
Un romanzo che mi ha fatto male perché mi ha costretta a guardarmi dentro riportando alla mente ricordi dolorosi ma non solo.
Il linguaggio scelto dalla Lattanzi per raccontare la sua storia è molto crudo, tagliente e brutale, come lo sono i fatti che racconta.
Lei è una scrittrice e sa come usare le parole, le mette nero su bianco una dietro l’altra, mettendo nelle mani del lettore una storia scritta con il sangue ed è proprio attraverso esso che ripercorre il suo dolore.
Di cosa parla Cose che non si raccontano?
Al contrario di come si potrebbe pensare, questo non è il racconto di una maternità mancata, nasconde al suo interno molto di più, basta leggere tra le righe.
La Lattanzi rivendica i suoi diritti di Donna.
Un’interruzione volontaria di gravidanza è un diritto, me l’ha insegnato mia madre. Ma a quella madre, che ho esercitato questo diritto non posso dirlo.
Amare il suo lavoro a tal punto da volergli dedicare tutto il tempo disponibile.
Un figlio costringe a fare i conti con delle priorità che non sempre coincidono con gli obiettivi della vita.
Con tanto coraggio, in Cose che non si raccontano, la Lattanzi non ha paura di mettere le verità in mano al lettore, scrivendo tutto nero su bianco.
Attraverso la scrittura ha evitato di nascondersi dietro bugie, come ha fatto in certe occasioni, tenendo i suoi affetti all’oscuro di ciò che stava vivendo.
Per diverso tempo non è stata pronta ad accogliere una nuova vita e tutti i cambiamenti che avrebbe dovuto accettare di conseguenza.
Poi, invece qualcosa cambia perché per una donna gli anni che passano si fanno sentire e ti mettono di fronte al bivio.
Voglio un figlio oppure no? Tic tac, tic tac…
Lei al bivio ha scelto di provare, a cercare una gravidanza, ma inizia per lei un vero e proprio calvario che non auguro a nessuno.
Nei momenti di dolore cerchi sempre un perché. Perché è successo tutto quello che è successo? ho chiesto. Perché non si gioca con la vita, mi ha risposto una voce ancestrale, una voce da pensiero magico. Hai rifiutato due vite? E allora sei stata punita.
Un dolore dietro l’altro, che anche solo leggerlo è in grado di togliere il fiato, figuriamoci viverlo.
QUESTO LIBRO è un grido di coraggio.
Il coraggio di raccontare cose personali, che si vorrebbero tenere private, ma ogni tanto è meglio tirare fuori per condividere la propria esperienza, vera, così tanto da far male.
Per me è stato difficile leggere questa storia, ho vissuto sulla mia pelle, se pur in modo diverso, il dolore degli abortire la ricerca di una gravidanza che non arrivava.
Fare i conti e leggere alcune parti della sua vita non è stato semplice.
Ho avuto difficoltà a comprendere e accettare certe parole, probabilmente perché solo chi vive in prima persona quei momenti può farlo fino in fondo.
Questo è un romanzo che parla di quanto sia difficile e di cosa significhi essere donna oggi, partendo dal fatto che se sei donna, devi saper rinunciare a priori ai tuoi sogni, alla tua ambizione.
Se vuoi diventare madre devi mettere in pausa la tua vita.
Tornerai al punto in cui ti sei fermata? Riuscirai a far tutto come quando non avevi figli?
Cose che non si raccontano è un libro intenso che non vi lascerà indifferenti.
La trama di Cose che non si raccontano la trovi qui!
Buongiorno viaggiatori, oggi vi parlo di Blackwater: La piena, la saga edita da Neri Pozza che sta incantando i lettori.
Normalmente non leggo questo genere di libri ma, non so spiegarvi il motivo, questa volta c’era qualcosa che mi spingeva a iniziarne la lettura.
Così dopo aver recuperato tutta la serie, pubblicata dalla casa editrice a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro, ho preso in mano il primo volume.
Lo ammetto Blackwater: La piena mi ha lasciata senza parole.
Protagonisti indimenticabili che trascinano il lettore dentro la storia all’istante e da quel momento è impossibile smettere di leggere.
Un libro tira l’altro e per fortuna sono stati pubblicati tutti.
La storia si apre con Oscar Caskey e Bray il suo domestico che stanno perlustrando la città di Perdido dopo l’alluvione che ha colpito facendo esondare il fiume.
Trovano Elinor all’Osceola Hotel. Aspettava lì tutta tranquilla come se nulla fosse accaduto, per niente scomposta. E qui iniziano le prime domande.
Da dove è arrivata? Chi è?
Perché non è scappata come tutti?
Come è scampata alla furia dell’acqua? Come è potuta sopravvivere senza acqua e cibo?
Dietro Elinor si nasconde parecchio mistero.
Decidono dunque di portarla dal resto degli abitanti di Perdido, rifugio improvvisato che ha permesso loro di salvarsi.
E qui incontriamo un’altra protagonista: Mary-Love!
E a lei Elinor non piace. Lo farà capire in ogni modo. Dovrà fare i conti però con il fatto che Elinor riuscirà a incantare suo figlio Oscar e questo la disturberà parecchio.
Devo dire che la calma di Elinor mi ha destabilizzata lo ammetto, io non sarei riuscita a mantenere il controllo.
Una storia che scorre rapidamente e appassiona a tal punto da rendere impossibile abbandonare anche solo per un attimo la lettura.
Queste due donne sapranno come intrattenervi statene certi!
Elinor è una donna molto particolare, saprei come altro definirla e Mary-Love non è da meno.
Se scegliete di iniziare la lettura di questo primo volume tenetevi pronti a concludere tutta la saga.
Io vi ho avvisati.
Un romanzo carico di mistero e inquietante al punto giusto, che si lascia leggere con facilità, con un linguaggio in grado di far rivivere le atmosfere di questo racconto.
Non vi resta altro da fare che mettervi comodi perché sono certa ne vedremo delle belle nei prossimi volumi.
Questo è solo l’inizio.
Se vuoi leggere la trama di Blackwater: La Piena clicca qui.
Oscar sapeva che Mary-Love ed Elinor erano in grado di manipolarlo. Ottenevano sempre ciò che volevano. A dire il vero si sarebbe potuto dire la stessa cosa di tutte le donne censite a Perdido, Alabama. Certo, nessun uomo avrebbe mai ammesso di essere manovrato dalla madre, dalla sorella, dalla moglie, dalla cuoca o dalla prima femmina che lo accostasse per la strada: la maggior parte di loro, in realtà, non ne era nemmeno consapevole. Oscar invece lo sapeva bene. Ma per quanto conscio della propria inferiorità, della sua reale mancanza di potere, era incapace di liberarsi dalle catene che lo imprigionavano.
Buongiorno viaggiatori, oggi vi parlo di Come d’aria di Ada D’Adamo, romanzo tra i dodici finalisti al premio Strega 2023 che racconta come una malattia lega madre e figlia.
Credetemi quando dico che questa recensione è tra le più difficili che ho scritto.
Vi starete chiedendo il perché o forse lo immaginate già se avete seguito le notizie collegate al premio Strega.
Leggere questa storia è stato davvero complicato perché tante volte mi ha fatto capire quanto può essere dura la vita.
Un libro bellissimo che vale la pena leggere e a parer mio merita il podio al premio Strega.
La capacità dell’autrice di Come d’aria di raccontare come la malattia lega madre e figlia senza appesantire il lettore è stupefacente, vederlo al premio Strega mi rincuora.
Spero che la scomparsa dell’autrice, avvenuta dopo due giorni dall’annuncio della nomina nella dozzina al premio Strega, non influisca negativamente per paura di giudizi.
Una malattia che lega madre a sua figlia finisce tra i finalisti al premio Strega.
Premio che quest’anno si trova accusato di avere nella dozzina solo storie cariche di dolore, come se la malattia non fosse cosa reale da rispettare proprio per il carico che porta.
Una storia che colpisce duro, un pugno nello stomaco continuo.
La vita di una madre che per una mancata diagnosi non ha potuto scegliere se portare avanti una gravidanza che avrebbe dato la vita a una bambina con una grave invalidità.
Se aggiungiamo che nel gestire tutto questo la madre si porta addosso un brutto male che deve curare per salvarsi la vita, allora è lecito domandarsi quanto sia assurda e ingiusta la vita in certi casi.
Per me è stato doppiamente difficile leggere questa storia perché anche io sono madre e ho vissuto sulla mia pelle le difficoltà di Ada.
Ho avuto coraggio nel leggerla in un momento in cui la mia salute non è delle migliori e capisco quanto sia dura guardare tua figlia e non poterle dare le cure di cui ha bisogno perché non ne hai le forze.
Questa per una madre è una cosa devastante.
Leggetelo. Se ci sono riuscita io sono certa riuscirete anche voi.
Le parole di questa madre coraggiosa non devono andare perse. L’autrice ha avuto coraggio da vendere nel raccontarsi così.
Nonostante un destino crudele che si accanisce ingiustamente, Ada si racconta senza indorare la pillola e senza giri di parole con una lucidità che lascia senza fiato.
Una vita fatta di scelte e prove difficili. Una madre che si porta addosso una malattia che la lega alla figlia deve avere la salute per poter affrontare tutto.
Sapevo che ti divertiva sentire la mia voce, e io volevo che tu cominciassi la giornata ricordandoti sempre che da qualche parte, non lontano da lì, io c’ero ancora.
Una storia che ci fa riflettere su quanto sia importante vivere anche quando la vita si complica e diventa maledettamente difficile.
Ada non c’è più ma il suo coraggio e la sua determinazione resteranno per sempre nel mio cuore e spero anche nei vostri.
Se volete leggere la trama di Come d’aria cliccate qui
Esaurito il dovere della cura, la giornata si apriva davanti a me.
Avevo solo lasciarmi inghiottire dalla sua bocca spalancata.
This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.
Cookie strettamente necessari
I cookie strettamente necessari dovrebbero essere sempre attivati per poter salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie.
Se disabiliti questo cookie, non saremo in grado di salvare le tue preferenze. Ciò significa che ogni volta che visiti questo sito web dovrai abilitare o disabilitare nuovamente i cookie.