Piccole cose da nulla

Piccole cose da nulla

Buongiorno viaggiatori oggi vi parlo di Piccole cose da nulla, una storia breve ma intensa e straordinaria.

Questo libro mi è stato regalato da mio marito a Natale, ci ho messo qualche mese per riuscire a scrivere questa recensione perché, nonostante le poche pagine, è stato in grado di raggiungere subito il mio cuore.

Il protagonista di Piccole cose da nulla è Bill Furlong, un commerciante di carbone e legname.

A scuola, Furlong veniva regolarmente schernito e preso a male parole; una volta era rientrato col dietro del cappotto coperto di sputi, ma la sua relazione con la grande casa gli aveva dato un certo margine di sicurezza, e lo aveva protetto. Perciò era andato avanti a studiare, frequentando per un paio d’anni la scuola professionale prima di finire al deposito di carbone, a fare più o meno lo stesso lavoro degli uomini che ora erano sotto di lui, e aveva fatto strada. Aveva testa per gli affari, tutti lo consideravano una persona a posto e di cui ci si poteva fidare, perché aveva assorbito le buone abitudini protestanti;

Un brav’uomo che con gentilezza e rimboccandosi le maniche è riuscito a mandare avanti la famiglia.

Bill è cresciuto solo con la madre, il padre non lo ha mai conosciuto, nonostante questa mancanza ha sempre avuto rispetto per tutti, soprattutto per la madre verso cui nutre un forte istinto di protezione.

Furlog veniva dal niente. Meno di niente, avrebbe detto qualcuno. Sua madre era rimasta incinta a sedici anni mentre lavorava come domestica dalla signora Wilson, la vedova protestante che abitava nella grande casa padronale qualche chilometro fuori città. Quando venne fuori il pasticcio, e la famiglia chiarì che non avrebbe più avuto a che fare con lei, la signora Wilson invece di metterla alla porta, le disse che poteva rimanere a lavorare lì.

In queste pagine Bill racconta tante piccole cose del vivere quotidiano, le difficoltà, la sua vita con la famiglia e mette il lettore di fronte a tanti interrogativi.

Tante piccole cose da nulla che di piccolo non hanno poi molto.

Ciò che l’autrice scrive in queste pagine non lascia indifferenti. Dietro l’apparenza si nasconde qualcosa di inatteso e inimmaginabile.

Erano tempi duri, ma Furlong era più che mai deciso ad andare avanti a testa bassa, a stare al suo posto, a non alzare la cresta, a non far mancare niente alle figlie, a farle studiare finché non avessero completato la loro istruzione alla St Margaret, che in quella città era l’unica scuola femminile di un certo livello.

Mentre il paese si prepara a Natale, Bill si trova davanti a qualcosa che forse avrebbe preferito non sapere.

Ed è qui che inizia a domandarsi se continuare a far finta di non sapere oppure a prendere posizione.

All’apparenza può sembrare un racconto normale ma, andando avanti nella lettura, scoprirete che, in piccole cose da nulla, si nasconde una storia in grado di cambiare il nostro modo di vedere le cose e soprattutto di pensare.

Un libro che mette al centro in modo semplice cose importanti come la giustizia e la dignità che non devono mai mancare.

Il mondo è un posto pericoloso, non solo a causa di quelli che compiono brutte azioni, ma per quelli che osservano senza far nulla.

Claire Keegan nasce come scrittrice di racconti.

Piccole cose da nulla è un racconto lungo, un romanzo breve che merita di essere letto per la sua potenza.

L’Irlanda degli anni ottanta fa da sfondo a questa storia, l’ambientazione di campagna ci mette in contatto con il valore delle piccole cose, ma non solo…

Una fiaba alternativa, ricca di descrizioni che nascondono storie difficili, soprattutto riguardo il mondo femminile.

Durante la lettura ho avuto la sensazione che sotto la neve di questo paese si nascondesse un qualcosa che forse l’autrice ha cercato di rendere più soft grazie al candore e alla magia del Natale.

Un romanzo che mi ha piacevolmente stupita e che consiglio di leggere anche se lontani dal Natale, periodo scelto dalla casa editrice per la pubblicazione.

Se volete leggere la trama, cliccate qui.

Ma la gente diceva un sacco di cose, e una buona metà di quelle voci non era credibile: in città non erano mai mancati quelli che non avevano niente da fare, a parte pettegolare dalla mattina alla sera.

Nemmeno Furlong era portato a credere a certe storie, anche solo parzialmente, ma una sera era andato al convento con un carico di carbone molto prima dell’ora di consegna prevista e…

Abbiamo un problema! (Un grosso problema)

Abbiamo un problema! (Un grosso problema)

Buongiorno viaggiatori, oggi vi parlo di Abbiamo un problema! (Un grosso problema), una meraviglia che merita di essere letta e apprezzata.
Scritto da Davide Calì e illustrato da Marco Somà , questo albo illustrato è edito da Kite edizioni nel 2022.

Una storia che ha saputo attirare la mia attenzione nell’immediato, a partire dal titolo: Abbiamo un problema (Un grosso problema).

Viene presentato al lettore un enorme oggetto misterioso caduto dal cielo, questo provoca negli abitanti una sensazione di smarrimento e li lascia spiazzati in un primo momento.

L’intero villaggio si adopera per cercare di capire come risolvere quel grande guaio piombato giù dal nulla.

Le soluzioni proposte sono tante: spostarlo, farlo esplodere e tanto altro, ma niente di tutto ciò sembra fattibile, nulla sembra avere successo.

Sono tante le riflessioni che ci presenta questa storia che partono dal saper risolvere i problemi che la vita ci pone davanti all’importanza della condivisione che aiuta a gestire al meglio ogni situazione.

Una storia che ci fa capire come noi adulti ci soffermiamo troppo sulla parola problema, al contrario dei bambini che con la loro semplicità riescono ad avere una visione molto più bella.

Ed è proprio questa la bellezza di Abbiamo un problema! (un grosso problema).

Le meravigliose illustrazioni regalano agli occhi del lettore stupore e ammirazione verso quella che a mio avviso è un’opera d’arte.

Un albo che è stato tradotto in altre lingue e sono convinta avrà sempre più successo per il contenuto prezioso che si nasconde tra le pagine.

Se vuoi leggere la trama clicca qui

Elena lo sa. Una madre affetta da parkinson che cerca giustizia per sua figlia.

Elena lo sa. Una madre affetta da parkinson che cerca giustizia per sua figlia.

Elena lo sa racconta la storia di una madre affetta da Parkinson che cerca giustizia per sua figlia Rita.

Elena lo sa che sua figlia non si è suicidata come tutti dicono ed è determinata a scoprire la verità e trovare giustizia per sua figlia.

Lei non è una madre come tutte le altre, ha sulle sue spalle una malattia invalidante che le rende difficile compiere i gesti della vita quotidiana.

Elena lo sa è un viaggio incredibile alla scoperta della forza di una madre che cerca giustizia.

Nonostante la morte di Rita sia stata classificata come suicidio, Elena decide di mettersi in cammino, con tutte le difficoltà della sua condizione, alla ricerca della verità.

Si tratta di alzare il piede destro, appena qualche centimetro dal suolo, muoverlo in avanti, abbastanza da oltrepassare il piede sinistro, e a quella distanza, qualunque sia, molta o poca, farlo scendere. Si tratta solo di questo, pensa Elena. Però lei lo pensa, e sebbene il cervello ordini di fare quel movimento, il piede destro non si muove. Non si solleva. […] Basterebbe così poco. Eppure non lo fa.

Elena lo sa che dovrà affrontare tantissimi ostacoli, un’indagine è già difficile per chiunque, figuriamoci con il Parkinson, ma è disposta ad affrontare anche l’inferno per sua figlia.

Elena lo sa è un giallo molto particolare che ho apprezzato tanto. La copertina mi ha fatto capire nell’immediato che mi sarei trovata davanti a una storia dall’impatto molto forte e così è stato.

L’autrice è stata in grado di farmi sentire le difficoltà di questa donna che, con la sua patologia, si trova a lottare anche con il suo corpo per trovare pace.

Elena lo sa che la sua storia alla ricerca di giustizia è in grado di coinvolgere emotivamente chiunque la legga.

Una scrittura intensa che mi ha lasciata senza parole.

Una storia al femminile che mette al centro i rapporti familiari e la convivenza forzata con una malattia invalidante chiamata Parkinson.

Vi consiglio di leggerlo!

Se vuoi leggere la trama clicca qui

Rita l’hanno trovata impiccata dentro il campanile della chiesa. Morta.

Un pomeriggio di pioggia, e questo, la pioggia, Elena lo sa, non è un dettaglio secondario.

Anche se tutti dicono che si è trattato di un suicidio.

 

L’isola dei battiti del cuore. Un romanzo che emoziona e supera ogni aspettativa

L’isola dei battiti del cuore. Un romanzo che emoziona e supera ogni aspettativa

Buongiorno Viaggiatori, finalmente sono pronta a parlarvi de L’isola dei battiti del cuore , l’ultimo romanzo che ha conquistato ogni parte del mio cuore, dove l’autrice emoziona e supera ogni aspettativa dopo il successo delle sue ultime pubblicazioni.

Laura Imai Messina ha la capacità di emozionare chi legge le sue storie, la sua scrittura ha il potere di coinvolgere il lettore regalando emozioni impossibili da dimenticare.

La storia di Shūichi e Kenta è piena di dolcezza e sentimenti profondi.

Tutto inizia con Shūichi, giovane illustratore di libri per bambini, che si trova ad affrontare il lutto della madre nella casa dove è cresciuto e che cerca di cambiare per renderla vendibile o affittabile.

Ed è qui che attraverso i suoi ricordi conosciamo sua madre, la signora Ono, una donna speciale.

Durante i lavori della ristrutturazione entra in scena il piccolo Kenta che vi ruberà il cuore!

Lui conosceva la mamma di Shūichi, con lei aveva un legame speciale, e con l’ ingenuità di un bambino di otto anni riesce a toccare le corde giuste per accordarsi al cuore già fragile dell’illustratore.

L’isola dei battiti del cuore è un romanzo davvero profondo, che con semplicità riesce a trasmettere messaggi dal valore inestimabile, e supera ogni aspettativa.

Una storia di amicizia che va oltre la differenza d’età.

Un romanzo introspettivo e formativo che consiglio a chi cerca emozioni.

Un uomo di quarant’anni e un bambino di otto si prendono cura l’uno dell’altro facendo vibrare le corde del cuore.

Sono felice che questo libro meraviglioso sia stato proposto per il Premio Strega 2023 da Antonio Pascale.

Ecco la sua motivazione:

Propongo L’isola dei battiti del cuore di Laura Imai Messina, pubblicato da Piemme, per tre motivi.

È un racconto originale e profondo, non ovvio, nemmeno scontato di un incontro, tra un illustratore di quaranta anni e un bambino di otto.

Ognuno lavora con i suoi strumenti, l’adulto con l’immaginazione e la fantasia, e il bambino col gioco, l’illogicità e una certa malinconia. L’incontro è proficuo per i personaggi del libro e per i lettori.

Il secondo motivo è il tema della memoria, tema ignorato da tanti, ma fondamentale perché se non riflettiamo su cos’è e come funziona la memoria non possiamo riflettere su chi siamo e dunque non possiamo raccontarci. Questo libro lo fa, è infatti anche un’indagine sulla memoria e dunque sulle possibilità della narrativa.

Il terzo motivo è l’isola di Teshima nel sud-ovest del Giappone, dove si trova l’Archivio dei Battiti del Cuore, meta dell’emozionante viaggio finale dei due protagonisti. Un archivio che raccoglie le pulsazioni di persone di tutto il mondo, l’archivio dei nostri cuori e delle differenze tra le varie pulsazioni, ogni pulsazione è un racconto, l’insieme è una memoria, l’archivio altro non è la fantasia e la bravura di Laura Imai Messina che ha scritto questo bellissimo romanzo che merita un riconoscimento.

Se vuoi leggere la trama clicca qui

 Quest’isola è un cuore.

 Si contrae al battito irregolare delle onde.

 Le maree allungano la pulsazione, talvolta ne perdono una o due.

 Ma poi riprendono sempre.

Le figlie di foxcote manor

Le figlie di foxcote manor

Buongiorno viaggiatori, oggi vi parlo de Le figlie di Foxcote Manor, un romanzo che non riesco a classificare, per via dei numerosi elementi che rendono impossibile identificarlo in una sola categoria.

Un romanzo che dalle prime pagine ha reso la lettura complessa a causa della scelta narrativa un po’ particolare, ma che mi è piaciuto tanto.

Se impari fin da piccola a cancellare le esperienze dolorose – nel mio caso, quello che è accaduto in una foresta tanto tempo fa, roba da far restringere le coronarie a mia madre se le facessi domande in merito -, diventi un asso nel rimuovere i problemi. E nel mantenere i segreti. Solo che, a quanto pare, i segreti non spariscono del tutto. Come le tarme nell’armadio, di nascosto continuano a rodere finché non ti accorgi del buco.

Questa storia è intrisa di mistero. Le protagoniste sono Rita, Hera e Sylvie, le loro vite sapranno come intrattenervi e incollarvi alle pagine.


Nonostante la complessità di questa storia legata anche all’alternarsi della narrazione delle tre donne, ai salti temporali che richiedono la giusta attenzione, questo è un libro che si divora.


Una storia che si compone come un puzzle che verrà svelato piano piano, pezzo dopo pezzo.

Ogni tanto sarà più difficile accostare le tessere e trovare l’incastro giusto.

La bravura dell’autrice sta proprio nel fatto di saper tenere l’attenzione del lettore sempre alta e viva.

Le prime pagine conosciamo la prima protagonista, Rita, che si trova a fare la tata per gli Harrington, la famiglia di Hera.

Della terza protagonista non vi parlo perché voglio lasciarvi un po’ di mistero vi anticipo solo che la sua storia non mi ha lasciato indifferente per le tematiche raccontate.

Un libro che mette al centro donne dal carattere forte e vi lascerà senza fiato.

Cosa unisce queste tre figure femminili?
Ho apprezzato tantissimo la caratterizzazione delle protagoniste che è riuscito alla perfezione, tanto da farmi entrare subito dentro le loro vite.

Cosa nasconde Le figlie di foxcote manor?

Una bambina, una foresta, un’isolata dimora padronale e un misterioso segreto.
Ma non solo: l’amore di una madre verso i figli, una maternità che non arriva e l’importanza della famiglia che non è solo legame di sangue.

Le figlie di Foxcote Manor va gustato tutto d’un fiato quindi leggetelo perché merita.

Se volete leggere la trama vi basterà cliccare qui.

La foresta prende vita oltre il vetro rotto della mia finestra.

A Foxcote la sveglia non mi serve.