Gabriel Pacheco e Chiara Lossani con il libro illustrato Barbablù ci accompagnano dentro una fiaba conosciuta, donandole sfumature insolite e atmosfere teatrali.
Un viaggio sorprendente ed inaspettato, questa volta cari lettori possiamo decidere se salire su un tappeto volante o a cavallo di un pennello che gocciola tempera; scegliete voi e che sia un buon viaggio!
Pacheco si conferma ancora una volta, per me e mia figlia Jana, l’illustratore in possesso della scintilla che ci ha stimolate a leggere e scoprire anche nella stagione più calda.
Quando arriva il crepuscolo cadono i veli, insieme a Jana proseguiamo il viaggio nella scoperta di storie vecchie e nuove, di libri che sprigionano caroselli di immagini dal carisma incontenibile e parole che restano dentro al cuore;
come il seme dentro la terra,
in attesa del momento giusto per germogliare.
Aprire Barbablù è come sprofondare nella barba irsuta e blu del mostro, dice Jana.
In effetti la maestria di questo fantastico illustratore è stata proprio quella di riuscire ad associare sensazioni pesanti e soffocanti ad un colore solitamente associato ad emozioni ben più leggere.
Il blu diventa plumbeo, quasi grigio e altre volte freddo e crudele come una lama.
Nettamente diverso dal blu che vira verso l’avvolgente azzurro, soffice e confortevole dell’Aggiustacuori.
I disegni sono di una bellezza spettacolare, eterei e quasi surreali, ricchi di mille sfaccettature e particolari, dentro ogni pagina si può perdere la cognizione del tempo poichè si viene risucchiati dalla loro intensità.
Si può perdere l’orientamento nel guardare il paesaggio alle porte del castello o nel rigoglioso giardino delle sorelle
Il viso e gli occhi delle donne sono eleganti, magici, in perfetto equilibrio fra sogno e fiaba.
Occhi nascosti da un alone scuro, pozzi profondi nei quali smarrirsi.
Domina il blu, soffocante ed oppressivo, blu è la barba dell’uomo crudele, il libro di Anna nel suo giardino, i cavalli che corrono all’impazzata nel bosco, il blu vira verso il gelo profondo quando si arriva al suo castello e blu sono i nastri che adornano Catia e la legano, facendola diventare la nuova moglie di Barbablù.
Solo una volpe rompe lo schema, la stessa volpe che ritroveremo nella stanza degli orrori.
Le figue esili ed eleganti si congedano ed il sipario si chiude soltanto per un istante, prima di riaprirsi l’immaginario veste nuovi abiti, quelli del racconto che Chiara Lossani ci propone in una nuova sfumatura.
Lei miscela sapientemente la fiaba di Perraul al libro di Clarissa Pinkola Estès “Donne che corrono coi lupi”.
Il segreto del Signor Barbablù
É Catia a raccontare del suo viaggio all’interno del castello e della sua curiosità che non si placa, ci accompagna fino all’inferno, dentro la stanza degli orrori, dove la chiave, dal grande valore simbolico, si sporca di sangue.
“Ha le mani che sembrano zampe!”
“Ma quanti anelli!”
“Ha occhi senza luce…”
“Ma è così gentile!”
“Dicono che nel suo castello nasconda un segreto…”
La determinazione, il coraggio e il supporto costante della sua amata sorella Anna la porteranno ad un nuovo rifiorire, distruggendo la catena di morte e disperazione che l’aveva preceduta e portando la vita della donna ad una nuova primavera.
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