Oscuri talenti

Oscuri talenti

Mantello e cilindro sono già pronti, non scordate la lanterna e possibilmente una mappa delle strade londinesi, quasi scordavo il fazzoletto imbevuto di mentolo per mascherare il fetore di morte e urina, viaggiatori dallo stomaco debole vi sto avvisando, preparatevi ad affondare fino alle ginocchia negli Oscuri talenti!

Nascere speciali non sempre agevola nella vita, poteri particolari, nel vecchio mondo alla fine del 1800, difficilmente vengono visti come pregi, più semplice essere figli del demonio e per questo venire rinchiusi e dimenticati.

Giovani occhi nascosti al mondo, ragazzi torturati perchè troppo difficili da capire, in questo libro si parla della caccia al diverso.


The Ordinary Monster (questo è il suo titolo inglese) è il primo di una trilogia ancora in fase di lavorazione. Si dispiega in sei parti, ciascuna delle quali segue le vicende di un personaggio, tra passato e presente.


Nella prima parte di Oscuri talenti ci imbattiamo nel piccolo Marlowe, creatura fortunata in un certo senso.

Eliza, anch’essa poco più che una bambina costretta a diventare donna prima del tempo, scappa dalla violenza e durante la sua fuga, si imbatte nel corpo ormai freddo di una donna che aveva appena partorito una piccola creatura.

Già dai primi secondi di vita il bambino manifesta la sua particolarità.

Talenti.

Così li chiamava il dottor Berghast.

Lei aveva assistito a fenomeni inquietanti, fenomeni biblici:

pelle che si increspava come acqua finchè una faccia si trasformava in un’altra;

un bambino che imponeva le mani su un morto e lo faceva alzare, molle,

come un enorme gigante di carta.

Abbandonati entrambi ad una vita che li mette a scegliere se essere morti o schiavi, cercano di sopravvivere con le unghie e i denti.


Non è un mondo piacevole quello che ci racconta Miro, fetore e sudiciume invadono le pagine e addosso al lettore si insinua una sensazione viscida e serpeggiante, come se le parole che egli scrive non dicano tutta la verità.

Una nebbia fitta che da solo la possibilità di vedere pochi passi avanti, il resto è avvolto dall’oscurità.


Ci troviamo davanti ad una costruzione estremamente precisa, ricca di particolari che costringe il lettore a percorrere e visitare ogni angolo più recondito. Una descrizione meravigliosamente chiara, per un racconto che difficilmente dice tutto, le ombre avvolgono continuamente gli eventi.


Una storia che non da certezze, che raramente si svela al lettore; un racconto dagli Oscuri talenti
.

Ancora una volta mi imbatto in un libro dove la figura del mostro, con tutte le sfaccettature fatte di incomprensione e paura, predomina nel racconto, per questo vi invito a leggere anche la recensione di Malice, dove il mostro fa sicuramente meno paura, ma in cui l’emarginazione e il desiderio di normalità gridano forte.


In Oscuri talenti i mostri sono tanti, emarginati, nascosti dietro occhi innocenti, ma, proprio per questo fanno ancora più paura: pelle che si illumina, capacità di guarire o sciogliere la carne, ciò che chiedono è una vita normale, un luogo in grado di comprenderli e di guidarli nella gestione di questi talenti.


Difficile scrollarsi di dosso la sensazione di continua ingiustizia, di difficoltà a comprendere il limite fra buoni e cattivi, giusti e sbagliati.
Un libro toccante, profondo ma estremamente oscuro, come quella parte di ogni essere verso cui difficilmente rivolgiamo lo sguardo.

Leggete Oscuri talenti con calma e siate cauti, perché il bene e il male potrebbero confondervi.

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Immagina una tenebra,

una tenebra che è dentro di te

ma non è te.

E tu senti che è lì,

sempre in agguato

 

La reincarnazione delle sorelle Klun. State lontani da Anerbe.

La reincarnazione delle sorelle Klun. State lontani da Anerbe.

Aspettavo da tanto un libro che avesse, tra le sue pagine, alcuni spunti letterari a cui io sono legata e, inaspettatamente è giunto a me nel periodo in cui le porte tra i vivi e i morti sono spalancate e tutto diventa possibile. Tutti abbiamo sentito parlare della possibilità di vivere più vite e che ogni battito di farfalla può scatenare un uragano. Manlio Castagna nel suo La reincarnazione delle sorelle Klun ha scatenato un tornado.

Edito per Oscar Vault nel 2022, La reincarnazione delle sorelle Klun è arrivato a stravolgere, colpire, straziare e abbattere ogni certezza che si forma nell’affrontarne la lettura.

Questa non è una storia per ragazzi.

God, save us everyone
Will we burn inside the fires of a thousand suns? (Lp. Cat. 14 ATS)

Gorizia e Fiorenza sono due sorelle che, negli anni ’50, sono bambine felici. Certo, Gorizia possiede un carattere granitico con qualcosa nello sguardo che la fa sembrare distante ma presente allo stesso tempo. Sono bambine uniche ma uguali alle altre.

I Klun sono una famiglia come tante. Fino al giorno in cui, un’auto non le investe.

God, save us everyone
Will we burn inside the fires of a thousand suns?
For the sins of our hand (Lp. Cat. 14 ATS)

L’auto innesca una sequenza di eventi che era in moto ancora prima dell’inizio dei tempi. Nulla avrebbe proibito al destino di compiersi…

Forse… se…

No, non c’era nulla che potesse fermare quell’antico disegno.

God, save us everyone
Will we burn inside the fires of a thousand suns?
For the sins of our hand
The sins of our tongue (Lp. Cat. 14 ATS)

Rina, ai giorni d’oggi, è una donna bellissima. Talmente bella che raramente si è posta il problema di essere anche altro nella vita. Ha sposato due uomini che non le hanno mai dato le risposte che lei carcava. Fino a che non è arrivato Attila.

Questo uomo la pervade, la guida e lei ne è profondamente rapita. Non riesce a fare a meno di ascoltare le sue parole, di seguire i suoi gesti. Rina non osserva e non ascolta ma vede e sente.

God, save us everyone
Will we burn inside the fires of a thousand suns?
For the sins of our hand
The sins of our tongue
The sins of our fathers (Lp. Cat. 14 ATS)

Augusto Klun e la moglie Dora si perdono, travolti dalla morte delle loro due figlie e non vorrebbero altro che tutto questo non fosse mai accaduto a loro.

Lo sapete, quando si vuole qualcosa con tutto l’animo, qualcuno è sempre in ascolto.

Quello che dovreste ricordare è bisogna stare sempre molto attenti a ciò che si chiede.

Dora rimane in cinta di nuovo. La sorpresa che il destino le riserva è che si tratta di due gemelle: Gloria e Felicita.

Da subito qualcosa non quadra. Le bambine conoscono cose che non sarebbe loro possibile conoscere. Hanno talenti troppo precoci per due bambine così piccole.

Gloria soprattutto.

Lei è antica, altera, dominante.

I loro genitori sono atterriti dalle due bambine.

Gorizia e Fiorenza sono di nuovo con i loro genitori.

God, save us everyone
Will we burn inside the fires of a thousand suns?
For the sins of our hand
The sins of our tongue
The sins of our fathers
The sins of our young (Lp. Cat. 14 ATS)

Anche Rina desidera cose di cui non conosce la portata. Gli uomini che popolano la sua vita non la capiscono. Per lei ormai sono sconosciuti, Rina conosce la Luce. La Luce è Attila. Tutti gli altri sono il buio.

Deve liberarsi di tutto. Dei mariti, dei suoi figli.

Rina vuole solo essere la sposa di Attila. Il suo messia, il suo reverendo, la sua luce.

Le morti dei due uomini di Rina sono vicine, naturali. Troppo vicine, troppo naturali.

Le morti di coloro che ostacolano il cammino di Rina diventano estremamente vicine, sospettosamente naturali e l’ispettore Verne lo sa ma non riesce a cogliere come questo avvenga.

Verne ha le capacità ma non la tempestività e non può fermare i piani del destino.

Tutto questo è solo una Ouverture.

Le gemelle Klun sono l’epicentro di una storia che era già antica prima ancora di essere narrata.

‘Cause I’m only a crack in this castle of glass
Hardly anything there for you to see (Lp. CoG. 06 LT)

Come si può spezzare un ciclo infinito? Qualcosa che è iniziato ancora prima del suo primo giorno di vita? Qualcuno guarda, non visto.

Alcune volte un ciclo che si ripete sviluppa al suo interno un meccanismo di difesa e quello che potrebbe sembrare un “difetto di fabbricazione” è la chiave che metterà fine a tutto per l’ultima volta.

Non è un libro facile. La Reincarnazione delle sorelle Klun è un libro che non si stringe in un genere.

Manlio castagna ha imbastito una storia che è un susseguirsi di foto, di specchi, di luci e di ombre. Un vangelo apocrifo che non è ancora stato scritto e che non può essere altro che la rivelazione dell’inciampo del male di fronte alla luce.

La luce non è sempre visibile agli occhi. A volte, si agita non vista nei meandri dell’ombra più cupa.

Nota: Lp. Cat. 14 ATS (Linkin Park, The Catalyst, 14 traccia di A Thousand Suns); Lp. CoG. 06 LT ( Linkin Park, Castle of glass, 06 traccia di Livin Things)

La reincarnazione delle sorelle Klun

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Sprofondali nella polvere tutti insieme e rinchiudi i loro volti nel buio

(GB 40,13)

La stirpe e il sangue

La stirpe e il sangue

Sono alla ricerca di viaggiatori dal sangue freddo, in questo periodo in cui il velo tra vivi e morti si assottiglia, ho bisogno di compagni che abbiano voglia di scavare dove l’oscurità è più profonda, pronti ad affondare i canini ne La stirpe e il sangue.
Ci aspetta una macchina del tempo sgangherata e che non ha passato l’ultimo collaudo, ma noi non abbiamo tempo per queste inezie.
Anno 1442, Valacchia, terra brulla e inospitale, la fame contorce le budella e il terrore per l’esercito di Murad II toglie il respiro.

Qualcuno ha il coraggio di nascere in quel periodo.

Una creatura malata in un luogo malato, senza futuro, con poche speranze di vita e l’esercito ottomano che incendia la sua casa,

nell’oscurità più crudele nasce Radu.


Non amo i libri definiti dell’orrore, quelli dove tutto ruota attorno a mannaie e sangue, amo i libri come questo.


Inquietudine profonda, curiosità mista ad una sottile nausea, potere, tradizione e magia: La stirpe e il sangue.


I disegni che accompagnano l’inizio di ogni capitolo sono ammantati da arcani significati, tengono lo sguardo del lettore incollato alle gocce di sangue, a quegli occhi sofferenti che nascondono una profonda saggezza ancestrale.


L’ho divorato, respirato, sognato e ora ne voglio ancora.

Radu geme sfinito.
se Maria avesse un coltello aprirebbe uno squarcio nel lupo…
ma un coltello non ce l’ha.
Le restano solo le mani, le unghie e il bastone.
La carne della bestia cede, il sangue è caldo.
Maria colora con le dita luride le gote del bambino,
gli colora dalla faccia il pallore mortale.

L’affannata ricerca di certezze si trasforma in una corsa senza fiato, per sfuggire al destino per niente benevolo, ma il grembo di Maria è colmo di conoscenza, lei ha chiara la sua lotta e nessuno la potrà fermare.
Maria conosce molte forme di soppruso, la sua pelle ne porta i segni e ai suoi figli sembrebbe spettare lo stesso destino.


Ma il sangue è vita


e ne La stirpe e il sangue, Lorenza Ghinelli ci racconta una favola oscura fatta di crudeltà e speranza, morte e tenacia, sangue e saggezza.

“sono vivi dunque” commenta Maria
“buono a sapersi”
Poi si inginocchia e gli afferra la lingua, tagliandola di netto.
Uno strillo acuto di bestia sgozzata strappa l’aria.
“Avremo di che mangiare per lungo, lungo tempo.
Vado a preparare le erbe per curarlo, deve durare”

Non solo morte e crudeltà, nel dolore più grande i nodi della solidarietà sono più stretti e quando le donne soffrono, insieme cercano la soluzione, in una complicità fatta di sguardi millenari.
Sono sempre state lì e quello è sempre stato il loro compito.


Non opponete resistenza dunque e lasciatevi sopraffare dai sogni di sangue.

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Un corpo ben nutrito,

una carne delicata

non è che un vestito di vermi e di fuoco.

Hélinant de Froidmont

Malice

Malice

Prima di approdare nel mondo fatato di Malice, cari viaggiatori, voglio che teniate bene a mente una frase: spesso ciò che luccica è soltanto illusione.

Stiamo per superare le barriere del conformismo e giungere in un regno felice solo in apparenza, un luogo in cui serpeggiano malessere e divisioni.

Le fiabe, prima o poi le abbiamo lette un po’ tutti, ci hanno trascinato dentro mondi onirici patinati e scintillanti, fatti di baci in grado di guarire ogni malanno.
Sono baci del vero amore, ad uso esclusivo di principi e principesse.
Baci elargiti esclusivamente a patto di essere miti donzelle in pericolo, la cui unica salvezza dalla cattiveria di streghe e orchi, può essere un maschio ( meglio se bianco e dal capello biondo) a cavallo del suo destriero.

Notate un po’ di rabbia nelle mie parole?
Non posso farne a meno.

Ruoli precisi e personaggi perfettamente incasellati all’interno del sistema patriarcale.
Icone perfette del bello e del giusto, preconfezionate per le giovani menti e pronte per essere emulate.
Se poi per sbaglio però capita di nascere povera, meno bella, o con qualche caratteristica non solo fisica che contraddistingue dalla massa …
beh peggio per noi, nelle fiabe non sono contemplati gli errori.

E cosa accade quando il disprezzo, il senso di colpa e di inadeguatezza vengono perpetrati nel tempo?
Nasce il mostro.

Con questi presupposti nasce il mondo di Malice, per assestare un calcio al muro degli stereotipi di genere.

Una protagonista il cui destino è stato segnato dal colore del proprio sangue, dalle divisioni sociali di un popolo schiavo e schiavista contemporaneamente.

Un regno manipolatore e ossessionato, che vive apparentemente felice all’interno di stereotipi molto rigidi che, un po’ per paura, un po’ per incapacità, non riesce a superare.

La diversità diventa l’arma da scagliare contro.

Alyce ne paga il duro prezzo da tutta la vita, perché lei non è e non sarà mai una Grazia, a lei è riservato il titolo di Grazia Oscura.

Grazia, come no.
Esiliata in una stanza ricavata da uno sgabuzzino della cucina .
Somiglia più all’antro di un drago che al salottino di una Grazia.
L’Antro della Grazia Oscura.

Malice non è solo il retelling di una fiaba molto conosciuta, è il seme di una lotta per spezzare le catene del giudizio.

La rabbia e l’umiliazione danzano dentro di me,
le loro spine affondano nella mia pelle, nelle ossa.
Il mio sguardo si vela di rosso,
vorrei solo poter dare a queste persone ciò che desiderano.
Sputare sulle loro facce il mio maledettissimo sangue e vederle appassire.
Avvelenare il loro vino. Ucciderne i loro figli.

Lo stile narrativo è semplice ma accurato, le descrizioni minuziose ci proiettano all’interno delle terre di Briar.

Avrei preferito sentirmi maggiormente trascinata dentro i cuori delle due donne protagoniste, assaporarne le sfumature delle loro emozioni, vivere la magia di un sentimento che cresce.

Ho trovato invece deliziosa la descrizione del riconoscimento del proprio potere, un’entità viva che cresce dentro Alyce .

Potere come simbolo che autorizza Alyce ad essere pienamente se stessa, compresa la rabbia e l’enorme forza distruttiva che la vita di accuse e frustrazioni le ha fatto crescere dentro.

Ora il cucciolo sporco e abbandonato si trasforma nella creatura potente e indistruttibile.

Alyce trasmuta il proprio dolore in devastazione contro chi l’ha sempre sminuita, contro chi non ha mai saputo guardare oltre e non ha mai creduto in lei.

Se vogliono un mostro, ne avranno uno.

Nelle parole di Malice si sente fortemente la lotta interiore delle protagoniste fra l’accettazione di ciò che sono, e ciò che invece devono essere, pur di sentirsi integrate nel loro mondo di falsità.

Una lotta che conosciamo molto bene anche nella realtà e che spesso, con grande dolore, ci costringe a trovare soluzioni che imbrigliano in compromessi troppo stretti.

Malice è il primo di una dilogia, attendo la traduzione in italiano del prossimo libro per proseguire con il racconto.

Lo aspetto perché l’ultima pagina mi ha lasciata con l’amaro in bocca e una domanda costante:
quando il mostro viene spinto all’estremo, quando la sua rabbia e desiderio di vendetta diventano incontenibili, è sempre e solo colpa del mostro?


Ormai non posso più nascondermi: nutro una passione smodata per le creature dell’oscurità …

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Draconis Chronicon. “Uccidere il Padre” nella Salerno medievale

Draconis Chronicon. “Uccidere il Padre” nella Salerno medievale

Ingabbiare alcuni romanzi in un genere letterario è complicato, continuano a strabordare dai confini e proprio non ci stanno a farsi dare un’etichetta che dica a tutti cosa pensare di lui. Uno di questi titoli è Draconis Chronicon di Manlio Castagna edito per Mondadori nel 2022.

Qualche anno fa, ho incontrato questo autore su una biforcazione della mia via di Damasco.

Mi sentivo tradita dalle storie, le accusavo di sedurre scrittori non in grado di amarle come avrebbero dovuto. Mi sentito maltrattata, come lettrice, da una letteratura che si gettava verso un abisso di clichè stereotipati e troppo amoreggianti.

Ad un certo punto, mi è piombato tra le mani il primo libro di Manlio Castagna e soprattutto Una Storia che aveva avuto il coraggio di essere se stessa e scegliere qualcuno che ne aveva amato le luci e le ombre.

Questo è stato il mio incontro con Manlio Castagna e ad ogni suo libro trattengo il respiro fino all’ultima parola.

È stato così anche per Draconis Chronicon.

Nella Salerno del 1066 vivono 4 ragazzi, la Storia li conosce da adulti ma, prima di crescere, devono affrontare la grande Cerca che li porterà ad affinare le proprie personalità e la loro determinazione.

Tutti gli adolescenti devono passare attraverso il cerchio di fuoco.

Tutti, compresi i grandi della Storia.

Freud, se non mi sbaglio, teorizzò che la prole per diventare adulta doveva metaforicamente “uccidere il padre” ovvero passare dall’emulazione dei genitori ad andare, con le proprie gambe, su percorsi che non sono ancora state battuti e trovare la propria grandezza.

Diciamo che il Dott. Freud non si è proprio svegliato la mattina teorizzando qualcosa che ancora non aveva afferrato nessuno. L’uccisione metaforica di chi ci ha preceduto ha inizio molto tempo prima della nascita della psicologia, a Roma poteva capitare che si finisse in un sacco di iuta lanciato nel Tevere, ma questa è una storia di una repubblica arcana molto lontana dai fatti di Salerno.

Il protagonista di questa avventura scritta da Manlio Castagna è Barliario.

Non è solo e presto lo vedremo ma se non fosse stato per lui, forse, tutto questo non si sarebbe mai verificato.

C’è una voce nell’aria, qualcuno urla al vento l’avvento di una bestia e il cambiamento dei tempi.

Lo sappiamo bene, nessuno presta mai attenzioni a questi avvertimenti ma, coincidenza o no, quella stessa notte il padre di Barliario finisce vittima di un incendio che lo lascia in fin di vita.

Il ragazzo viene avvicinato da uno strano individuo, una leggenda della città: Arimane.

L’uomo può essere pericoloso e Barliario lo percepisce ma sa che ascoltare le sue parole è l’unico modo di trovare la cura per il padre morente.

Alcune volte, miei cari lettori, è necessario dare una spintarella a chi deve passare il confine. Alcuni non sono inclini ad allontanarsi dalla via maestra.

Vi ho già detto che il protagonista non è solo ma con lui c’è Shabbatai, suo compagno di scorribande nella città ma anche amico sincero. Un vero e proprio compagno d’arme.

Draconis Chronicon

Non vi ho detto che Barliario vuole diventare un alchimista come suo padre, vero?

Ho aspettato il momento di presentarvi l’altra protagonista della storia: Trotula de Ruggiero.
Qualcuno la conosce come la prima donna a diventare medico.

Sapete anche che era già molto sicura di se stessa da giovanissima?

Che nonostante fosse promessa sposa ad un bullo che era poco più di “un asino su un cavallo” (cit.) decise di sovvertire l’ordine della società e scappare con Barliario e Shabbatai per trovare una cura di cui lei non conosceva nulla?

Trovare ed uccidere un drago è la loro missione.

Sì, avete capito bene.

Dove pensavate portasse il titolo Draconis Chronicon?

Verso un libro polveroso?

Se si parte non lo si fa per trovare una lucertola dal veleno miracoloso, vi pare?

Con Trotula parte anche la sua “dama di compagnia” Mercuriade, più una guardia del corpo che una dama. Entrambe le ragazze fanno da contraltare alla coppia di Barliario e Shabbatai: amiche e compagne d’arme.
Quattro adolescenti cocciuti lasciano Salerno per la ricerca del drago.

Questa è un’avventura in cui si combatte, si lotta e si imparano tecniche prodigiose che sfiorano la magia.

Ci saranno avvenimenti in cui il lettore verrà messo alla prova. Perché ad avere fede non devono essere solo i protagonisti della storia ma anche chi legge.

Abbiate fede. Siate forti e coraggiosi. Non abbiate paura del fuoco, anche se brucia non vuol dire che morirete.

Facile, no?

Oltre a tutto questo, i ragazzi saranno inseguiti dal suddetto asino sul cavallo, ovvero il fidanzato di Trotula.

Se ne libereranno? Non posso dirvelo, di certe persone non ci si libera mai veramente, dovete scoprirlo da soli leggendo il libro.

Troveranno il drago? Staremo qui a parlare di questa storia se fosse altrimenti?

Dovete ancora avere fede. Sono creature misteriose i draghi.

Non sempre tutto quello che si vede è la realtà di quello che è.

Lo so, voi volevate sapere del drago e io sto qui a cincischiare su principi di filosofia dell’alchimia.

Non è giusto ma il mondo è così e per dischiudere i suoi misteri dee essere vissuto e nessun altro può farlo in sostituzione di altri.

Draconis Chronicon è un’avventura a confine tra veglia e sogno, tra realtà e il mondo delle ombre.
Non avete scampo, se non volete essere perseguitati da Arimane dovete leggere il libro.

Ma allora, se mi è piaciuto così tanto Draconis Chronicon perché solo 4 stelle?

Il libro è bellissimo ma… Manlio ha già un capolavoro al suo attivo e nel mio cuore è quello il suo 5 stelle.

Questo non toglie che la storia di Barliario, Trotula, Shabbatai e Marcuriade sia un gioiello tutto da leggere.

Draconis Chronicon

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Perchè la paura non si fa mettere da parte. Quando sento il mio corpo che si sdoppia, ,i prende una paura che strizza le budella. Anche se ti sembra di tenerla a bada, resta in agguato. E ti salta addosso, appena le permetti di farlo. 

ANCILLARY JUSTICE. TRILOGIA IMPERIAL RADCH. 1 – ANN LECKIE – OSCAR MONDADORI VAult

ANCILLARY JUSTICE. TRILOGIA IMPERIAL RADCH. 1 – ANN LECKIE – OSCAR MONDADORI VAult

Buongiorno lettori, oggi dedicherò questo spazio per parlarvi del primo capitolo della Trilogia Imperial Radch”, “Ancillary Justice”, dell’autrice di fantascienza pluripremiata, Ann Leackie, pubblicato da Oscar Mondadori Vault.

Ann Leckie (Toledo, Ohio, 1966), da sempre appassionata di fantascienza, ha esordito nel 2013 proprio con Ancillary Justice, vincendo tra gli altri i premi Hugo, Nebula, BSFA, Arthur C. Clarke e Locus. Anche i successivi volumi Ancillary Sword (2014) e Ancillary Mercy (2015) hanno vinto il Locus e sono stati finalisti al Nebula.
Nello stesso universo di Ancillary sono ambientati il romanzo Provenance, di prossima pubblicazione in Italia per Mondadori, e i racconti Il lento veleno della notte e Lei Comanda e Io Obbedisco, compresi in questo volume. Nel 2019 Ann Leckie ha pubblicato il suo primo romanzo fantasy, The Rave Tower.

È doveroso, prima di parlare di questo romanzo, fare un cenno alla nota del traduttore che trovate nelle prime pagine.

“Quella Radchaai è una cultura che non bada alla distinzione fra i generi sessuali, e questo si riflette sul linguaggio: dato che il genere non è importante, per consuetudine tutte le persone vengono indicate con il pronome femminile”.

Altrettanto importante è dare una breve definizione al Radch che dà il titolo alla trilogia: il Radch è un impero millenario, dove migliaia di corpi sono al servizio di intelligenze artificiali.
All’interno di questo mondo convivono coscienze umane e coscienze artificiali. Queste ultime sono rappresentate dalle astronavi, a tutti gli effetti delle entità vive, dotate di raziocinio, capaci di provare gioia e dolore.
La storia è raccontata, proprio, da un’intelligenza artificiale. La Justice of Toren, un’astronave, anzi, da una delle sue Ancelle, One Esk. Le Ancelle sono entità create partendo da corpi umani modificati.

One Esk condivide con la Justice of Toren i ricordi e la consapevolezza. Ma è anche un’entità indipendente, capace di provare emozioni, perfino rabbia, frustrazione o piacere.
È sorprendente come l’autrice ci mostri One Esk, (o Breq, come si fa chiamare), come se non esistesse alcuna differenza tra lei e l’essere umano.

Per chi come me è orfana di Star Wars è affascinante quanto questo mondo fantascientifico, pieno di azione e di guerre spaziali, mi abbia intrigato, coinvolta e portata a leggere tutta d’un fiato la trilogia.
All’inizio sarete spaesati, confusi, perché la storia non è solo originale, ma decisamente complessa. Anche l’uso dei pronomi tutti al femminile non aiuta. Eppure, procedendo con la lettura, diventerà via via molto più facile comprenderne il meccanismo.

Vi garantisco, che terminato il primo romanzo, quel mondo alieno vi sarà totalmente familiare. 

Ancillary Justice è un libro da sorseggiare, anzi, degustare con cura, per riuscire ad apprezzarlo come merita.

Ancillary Justice, trascende la mera definizione di Space Opera, perché se lo scenario è quello colorato di Star Wars, le riflessioni che ne derivano sono molto più complesse. Si parte dal concetto di umanità, anche cosa è umano e cosa no, per arrivare a una approfondita valutazione sulla coscienza di genere, quanto mai attuale nel periodo storico che stiamo vivendo.
La voce narrante, l’ancella Breq, dal presente ci trascina nel suo passato.

Presto dimentichiamo che a raccontare la storia è un androide, un cyborg, estensione di una gigantesca astronave, per quanto ultra evoluto.
Un libro consigliato a tutti, non solo agli appassionati di Sci-Fi.
Spero di leggere altri libri di questa sorprendente autrice.

Ancillary Justice

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Buonanotte, gentili amici. Buonanotte. Mai tirarsi indietro. Mai avere paura. E mai, mai dimenticare