Il dolore spesso può comandare e sovrastare ogni emozione, il dolore delle donne è una ferita antica di secoli, quando questa viene aperta nuovamente inizia a suppurare e infettare chi si ha intorno : LeMantidi.
Una graphic novel che lascia un segno duraturo e indelebile nel lettore, trascinandolo dentro le forme che la sofferenza può assumere fino al suo estremo. Non sempre si ha la forza di perdonare, non sempre le umiliazioni, le torture, gli abusi stratificati si acquietano per lasciare spazio alla guarigione.
Sara Dealbera, con il suo fumetto d’esordio, ci trascina sul filo del rasoio, dove l’oppressione sfocia in altro dolore, in rigore, in fanatismo.
Tetti Lupa è il rifugio delle donne che dall’altro sesso sono state sfruttate, usate e abusate. La tana di chi scappa e cerca solidarietà e amore. La vita a Tetti Lupa è scandita dalle attività quotidiane, dal lavoro che allontana la mente dai cattivi pensieri. Alcune donne partoriscono a Tetti Lupa, ma tutto si svolge all’interno del rifugio e i contatti esterni sono limitati e strettamente controllati. Caterina vede il mondo attraverso il filtro del rifugio e lo scopre pian piano a cavallo della sua bicicletta.
Proprio la bicicletta ne Le mantidi costituisce la metafora delle scelte che lei compirà, fino a prendere decisioni che la porteranno a pedalare verso la sua guarigione, verso ciò che per lei è giusto.
Allontanarsi da un tipo di violenza non significa necessariamente allontanare la violenza; essa infatti striscia e assume nuove forme. Caterina cresce e si fa donna in un contesto in cui gli uomini vengono avvicinati solo per brevi momenti e per riprodursi, ma ogni forma di amicizia o relazione viene duramente bandita all’interno del rifugio. Come le mantidi, gli unici contatti con gli uomini sono finalizzate esclusivamente alla riproduzione e niente più. Caterina ci mostra, durante il suo cammino di crescita, gli aspetti sordidi ed estremi di Tetti Lupa. Aspetti accettati da molte e subiti passivamente da altre, ma lei è diversa, vuole conoscere se stessa e le sue possibilità. Cresciuta con i racconti delle anziane la sua visione del mondo era oscura e unilaterale: non c’era alcuna possibilità di relazione con l’altro sesso. La favola di Barbablù è un esempio calzante. Una visione estremamente bestiale per cui la vita delle donne di Tetti Lupa doveva essere completamente libera da ogni forma di legame con uomini di ogni età, eccezione fatta per concepire.
Tetti Lupa ha scelto tanti anni fa di avvicinare gli uomini
solo per poter dare alla luce nuove figlie e sorelle.
Ma gli uomini sono creature dannate e cercheranno di ucciderci tutte se non saremo pronte a difenderci,
se non saremo noi le prime a colpire.
Ecco il canto delle Mantidi : colpire per non morire.
Ma Caterina ha altri occhi e vuole scoprire il mondo offrendogli nuove possibilità. Ed ecco che il posto sicuro si trasforma in un confine per lei troppo stretto. A cavallo della sua bicicletta, Caterina sceglierà il bivio che la condurrà verso la sua trasformazione, verso la scoperta di una giovane donna in grado di buttarsi alle spalle limiti e dolori per offrirsi al mondo con occhi nuovi.
Alle volte il mostro prende forma dentro di noi e ci divora da dentro, costringendoci a decisioni dettate dalla paura. Occorre coraggio per guardare oltre, per lasciare i confini conosciuti e oltrepassare i nostri limiti personali.
Una graphic novel che mi ha piacevolmente sorpresa facendomi riflettere sulle sfumature e gli altalenanti scambi di ruoli tra vittima e carnefice.
La vita non la scegliamo, questo si sa, ma alle volte le condizioni sono talmente avverse da non farci trovare una via di fuga, nemmeno per tirare un respiro; Kia lo sa e non ha più paura di Passeggiare la notte.
Leila Mottley è al suo romanzo d’esordio, ma il suo libro è già stato inserito tra i finalisti del Booker Prize. La sua è stata una scelta davvero audace e per niente semplice, ci trascina per i capelli dentro la periferia di Oakland, in California.
Qui la vita non è fare esperienza, è sopravvivere, giorno dopo giorno, cercando di mangiare e pagare qualche bolletta. Kia ha solo diciassette anni e l’esperienza di una quarantenne, ha la pelle e il cuore scottati dalla vita che vuole solo prenderla a calci. Degrado, fame, emarginazione; persino le buche nella strada parlano di un quartiere completamente abbandonato, di abitanti che cercano di andare avanti come possono, di non annegare nella disperazione.
Passeggiare la notte è un romanzo che taglia le vene, crudo come solo la vita sa essere, descritto mirabilmente con il corpo e la pelle di Kiara.
Il corpo è l’unica cosa che le rimane ed è poco più che una bambina, nessuna possibilità di studio, nessuna prospettiva di lavoro. Marcus, suo frastello, affoga il dolore nelle rime stentate della musica rap, sognando di diventare famoso. Si nutre di sogni, mentre Kia vuole cibo e soldi per pagare l’affitto, per cercare in qualche modo ti tenere unito quel poco che rimane di una famiglia. Ormai il vuoto preme, il padre è morto, la sorellina pure, la mamma ha tentato il suicidio e offre soluzioni in cambio di redenzione. Purtroppo ciò che hanno visto i due fratelli è davvero troppo per non lasciare un segno indelebile, per fargli smettere di pensare al perdono ma soltanto alla sopravvivenza a tutti i costi.
Ancheggia, rallenta, accelera.
Ci sono tantissimi modi di passeggiare per la strada,
ma nessuno ti renderà immune ai proiettili.
Kia si arrende alla strada, dopo l’ennesimo no, dopo che ogni tentativo di normalità ha ottenuto solo una porta in faccia. Veste la sua pelle di corazze e diviene insensibile, ora tutto può attraversarla, lei non sentirà niente, nemmeno le botte, le pistole puntate alla fronte, il bisogno degli uomini di sentirsi potenti sul suo corpo fragile. Almeno in questo modo l’affitto sarà pagato e ci sarà cibo in tavola. Non lo fa soltanto per se stessa, c’è anche Trevor, piccola creatura venuta al mondo per crescere da sola, guardando la madre vivere per una nuova dose. Anche lui deve mangiare, anche lui merita di vivere.
Questo bambino è una meraviglia.
La mia pioggia di autunno.
L’ultima immagine che ho del sole prima che tramonti.
Il giorno non è possibile senza Trevor.
Non sono neanche sicura che il sole esista, senza Trevor.
Vite difficili che si incrociano e si fondono, anche se la lotta è continua e quotidiana, anche se non c’è mai tempo per tirare respiro o per dormire sereni, c’è comunque spazio per l’amore. Un amore che assume forme particolari, che cicatrizza le ferite e cristallizza le lacrime, disegna impercettibili spazi sacri nella spazzatura e muove cuori pietrificati.
Leila Mottley scrive un romanzo affilato e pericoloso, la ricchezza di descrizioni e aggettivi lasciano il lettore stordito e completamente in balia del mondo che descrive.
Le forme di lotta descritte sono molteplici : lotta al sistema corrotto, agli abusi, al razzismo, tutto fuso all’interno della lotta quotidiana per la sopravvivenza. Talvolta ho persino pensato che fosse troppo per una sola vita, ma, come una positiva forma di dipendenza, resto in attesa del suo prossimo romanzo.
Chi non ha approfondito la vita del celebre scrittore Conan Doyle, non potrà sapere quanto Sherlock Holmes e la storia dello spiritismo siano profondamente legate fra loro.
Un investigatore e la ricerca di esperienze paranormali, sembrano due elementi assolutamente distanti, eppure sono accomunati da almeno due elementi: il primo è la decisione di porre il metodo deduttivo sia per costruire, investigare e risolvere i gialli del nostro Sherlock, sia nelle ricerche e nelle esperienze spiritiche affrontate dal signor Doyle. Ovviamente l’altro punto in comune è il fulcro creativo che ha portato alla nascita di uno degli investigatori più famosi al mondo, nonché di un’antologia illustrata (The history of spiritualism) pubblicata nel 1926 che tratta lo spiritismo secondo il rigoroso metodo scientifico; ovviamente mi riferisco allo stesso Doyle.
La casa editrice Venexia ripropone Storia dello Spiritismo con una copertina molto accattivante, per la gioia di tutti gli appassionati dell’argomento, io per prima.
Non tutti conoscono la passione di Doyle per lo studio dello spiritismo, egli partecipò a numerose sedute, spesso condotte dalla moglie che pareva essere un tramite per gli spiriti. Non solo metodo e rigore quindi, ma anche coinvolgimento in prima linea. Egli fu un fermo sostenitore e ricercatore di prove della vita oltre la morte e lavorò sodo in questa direzione, utilizzando, appunto, il metodo scientifico. Anche la prova dell’esistenza di una vita oltre la morte doveva essere provata in modo sperimentale.
Ed ecco che la seduta spiritica diviene una sorta di laboratorio nel quale raccogliere ed analizzare dati, anche se appartengono al soprannaturale.
Ovviamente non sono sempre state rose e fiori, Doyle si trovò vittima di aspre accuse, sia da parte degli spiritisti che da parte degli scientisti. Inoltre la figura del medium era difficile da comprendere per chi applicava il metodo scientifico, per non parlare dell’atteggiamento positivo e non cinico da dover assumere durante la seduta, poiché anche questo poteva inficiare l’esito positivo della stessa. Ciascun medium manifestava la presenza di spiriti attraverso fenomeni estremamente personali e differenti, ovviamente tutto ciò era estremamente difficile da catalogare secondo un metodo scientifico.
Nel riportare le notizie e le numerose testimonianze,
Conan Doyle, che si definiva un semplice gramophone on the subject,
traccia una galleria di quadri e di ritratti non tanto diversi dalle agiografie dei santi cattolici.
Un libro di enorme interesse per gli appassionati. Ogni pagina è estremamente coinvolgente, a partire dall’introduzione stessa che, oltre a raccontare delle scoperte e dell’enorme lavoro di Conan Doyle, apre le porte verso il panorama intero dello spiritismo, dal passato fino al secolo scorso, toccando i punti critici e le diatribe fra materialisti e spiritisti. Storia della spiritismo si apre con l’analisi dei più grandi spiritisti e medium. Si parte con Emanuel Swedenborg per poi avanzare in maniera temporale, attraverso i movimenti americani, inglesi, francesi e italiani, sino alle soglie del 900. Gli ultimi capitoli sono invece dedicati alla fotografia spiritica e alle forme delle facoltà psichiche.In queste pagine ci si sofferma in particolar modo alla medianità vocale e alle impronte. In chiusura troviamo alcune considerazioni ed esperienze personali dell’autore. Un libro che merita attenzione, rivolto a tutti gli appassionati dell’argomento che, con sua impronta estremamente rigorosa e metodica, offre uno nuovo punto di vista e amplia l’orizzonte verso la conoscenza spiritica.
Sempre più relegato a luoghi circoscritti, poco compreso e considerato quasi marginale, il mondo vegetale regge gli equilibri del mondo e ci sfida a cercare nuove e antiche modalità per entrarvi in contatto: Erboristeria emozionale.
Chi mi conosce sa bene quanto l’universo vegetale per me costituisca quel fondamento antico e silenzioso nel quale amo perdermi. Anni di studi mi hanno condotto a sviluppare un cammino spirituale e quotidiano tutto mio, quindi potete soltanto immaginare quanto il titolo di questo libro abbia stuzzicato la mia curiosità.
Erboristeria emozionale, dunque materia scientifica ed istinto fusi insieme, magia e tradizione; un libro che non può mancare nella mia libreria vegetale.
Le creature che popolano questo regno sono estremamente interessanti, val la pena studiarle e conoscerle approfonditamente, non soltanto perché sono in grado di portare guarigione fisica, ma anche per il riflesso che esse hanno nella nostra anima.
Un riflesso che non è possibile generalizzare, poiché come abbiamo l’imprinting con i nostri amati animali, allo stesso modo una pianta può risuonare, emotivamente e fisicamente, in maniera unica e sfacettata con ciascuno di noi.
Erboristeria emozionale offre un approccio differente dai soliti ricettari della salute, assolutamente utili, ma troppo spesso generalizzanti.
Questo libro invece cambia il punto di vista, ci porta a comprendere come ogni cellula sia strettamente legata a tutto l’universo, non soltanto quello esterno, ma anche quello interiore.
Le energie sono impronte emotive,
ossia percezioni tangibili di esperienze che hanno avuto un impatto,
sia individuale che ambientale,
legate tanto al corpo quanto ai luoghi.
Ciò che agisce dentro si manifesta anche fuori quindi, ma non solo, le erbe sono il legame duraturo con la tradizione e la ritualità, esse portano la memoria della terra che stiamo percorrendo attraverso le loro radici.
Ne conservano i segni, le gioie, le difficoltà. I rituali con le erbe, le preghiere e le misture, il lavoro pratico e quello spirituale è ciò che può guidare verso una guarigione completa. Non sempre ciò che desideriamo avere dal mondo vegetale viene esaudito, questo lo so per esperienza personale. Spesso poniamo delle aspettative precise verso una pianta che abbiamo conosciuto e studiato, ma il cambiamento che lei è in grado di donarci, non sempre combacia con le nostre aspettative. Il mio consiglio è sempre quello di porsi con un atteggiamento di totale fiducia e apertura, poiché loro lavoreranno sempre per il nostro massimo bene.
Erboristeria emozionale si apre con una serie di importantissime indicazioni su come lavorare con le erbe.
Una parte molto utile per chi è alle prime armi; le autrici vi consegneranno infatti i primi strumenti per avvicinarsi a questo mondo, oltre che spiegarvi le tecniche per le varie lavorazioni erboristiche e magiche. Segue poi un elenco in ordine alfabetico delle erbe, oltre duecento, dettagliato e prezioso perché suddivide la parte emozionale da quella più tradizionale, oltre ad indicare il momento giusto per la raccolta e le parti della pianta da utilizzare. Un libro completo che preferisco mettere vicino ai miei grimori piuttosto che ai libri di erboristeria. Un invito: lasciatevi tentare.
La conoscenza unita allo spirito di avventura è in grado di aprire le porte di nuovi mondi da esplorare. Così è stato per me da quando ho iniziato ad esplorare ed amare il mondo fatto di linfa.
Ho conosciuto un universo selvatico ed istintivo che è in grado di comunicare direttamente con quelle parti di noi che spesso non vogliamo osservare.
Uno spazio sacro che ci invita a prendere tempo, a respirare, a percepire anche le più piccole vibrazioni.
A fiorire, sfiorire, morire e rinascere in perfetto equilibrio.
La casa editrice Becco Giallo non smette mai di sorprenderci e deliziarsi con le biografie illustrate, ho letto Le ragazze di Saffo, ma spero di poter quanto prima arricchire la mia collezione con questi libri in grado di nutrire occhi e cuore.
Arianna Melone, classe 1996 ha vinto il premio New Design nel 2015 e nel 2017 il Premio Imago al Comicon di Napoli. E’ la creatrice di questo splendido libro illustrato che ci accompagna dentro la quotidianità della grande poetessa Saffo.
I pregiudizi sulla grande poetessa crollano appena ci si tuffa fra le pagine illustrate, oltre a non nascondere la propria umanità, Saffo si dimostra esempio di virtù mostrando le sue grandi qualità di insegnante di morale e confermandosi un membro di grande importanza all’interno della società.
Alcuni dicono che le muse siano nove;
che distratti!
Guarda qua :
c’è anche Saffo di Lesbo, la decima.
Nella graphic novel Le ragazze di Saffo, lei è maestra del cuore e grande sacerdotessa.
Questo libro ci mostra un lato molto importante della grande poetessa: la sua capacità di istruire al sentimento e di ritualizzare il passaggio delle ragazze verso il ruolo sociale che andavano a ricoprire.
Eresse un tiaso e ne fu anche l’insegnante, poiché nella società fra il VII e VI secolo A.C. anche l’educazione all’amore e al sentimento erano considerati parte integrante del ruolo sociale di ogni donna. Lei accompagnava in maniera sacra e attraverso i suoi versi, le giovani donne dalla condizione di adolescente, propria di Artemide fino a divenire muse dell’amore, sacerdotesse di sessualità e sensualità, ispirate al modello Afroditico. Ma il tiaso costituisce per le giovani donne anche un fiorente luogo di scambi culturali, ricco di idee, scambi e pensieri condivisi.
Un importante fulcro di crescita individuale dal quale e per il quale nasceranno parole e poesie indimenticabili.
Anche l’immortalità ha il suo peso,
soprattutto quando della mia vita rimangono solo frammenti. Sarò ciò che loro vogliono,
vivrò attraverso ricostruzioni e interpretazioni.
Una vita fatta di racconti e smentite, di lodi e grandi critiche, quella di Saffo. La maggior parte delle sue opere poetiche nascevano ed erano utilizzate all’interno del tiaso e recitate durante i riti. Con le sue parolo ci racconta la società dell’epoca e il ruolo che le donne ricoprivano all’interno di essa, ci parla di amori e di incomprensioni, passioni sfrenate, delusioni e gelosie. I profili di un tempo, gli sguardi sognanti delle donne, i colori scelti ad arte per interpretare le emozioni sono solo alcuni dei tratti principali di questa interessante graphic Novel. Tutto il libro trabocca di passione sotto ogni sfaccettatura e ci accompagna dentro la visione di Arianna Melone della grande poetessa della Grecia antica. Un ritratto nuovo ed interessante, non incentrato solo sulle poesie, ma sui diversi aspetti di questa grande donna che è stata modello e maestra per molte altre donne, nonché grande intellettuale, rispettata ed amata dalla società del tempo.
I viaggi, siano essi fisici, onirici o fra le pagine, nascondono spesso insidie pericolose, rischiano di risvegliare il serpente della curiosità che, inevitabilmente ci spingerà a desiderarne ancora; fra i viaggi d’inchiostro che amo maggiormente ci sono quelli che esplorano la vita delle donne e della loro condizione: La strega di Triora.
Nel bene o nel male di streghe si parla sempre in ogni epoca.
A volte per indicare vecchie donne sagge che hanno conservato arcani segreti per miracolose guarigioni. Troppo spesso per additare chi è fuori luogo perché diversa, speciale, con speciale non intendo chi ispira tenerezza in una società apparentemente comprensiva.
Sto parlando dello speciale che fa ribrezzo perché non si sa conformare, sottomettere a canoni dettati nelle varie epoche, in grado di disturbare persino “il civico senso del pudore”.
I secoli passano e la parola resta sempre la stessa: Strega, legata con nodi stretti alla parola Donna.
Chi non ha mai sentito quelle corde strisciare sulla pelle?
Forse quando da bambine volevate giocare a soldati e banditi e come sempre vi si relegava al massimo al ruolo di infermiera e allora avete pestato i piedi: strega! Oppure quando al liceo, ai fiori stampati e scollature, avete preferito anfibi e abiti scuri: strega! Anche quando non siete state in grado di trattenere il bisogno di manifestare apertamente desideri, emozioni forti, opinioni contrastanti: strega, strega, strega!
Se si guarda indietro nella storia, i cambiamenti possono riguardare le forme di proibizioni, di limiti imposti, di trattamenti riservati, di punizioni per piegare, di veli da portare e sguardi da abbassare.
Ma l’oggetto della polemica di tutti i tempi è sempre e solo uno: la donna, la strega. Franchetta Borrelli è tutto questo: forte, curiosa, assetata di giustizia, donna e strega. Franchetta come Julia Carta, Dominica Figus, Catalina Lay e molte altre poco conosciute. Donne che nella mia isola hanno perso la vita sotto torture perché cantavano alla luna, o preparavano unguenti per aiutare i malati. Lo spazio per le donne è sempre troppo stretto o troppo ben delineato, senza possibilità di sgarro, pena l’emarginazione sociale, se va bene.
A volte basta soltanto una scintilla e a bruciare sono sempre i corpi delle donne.
Era stata la carestia ad incattivire gli animi.
Così gli infusi e le pozioni che facevano con le erbese curare le malattie erano diventati malefici.
E i filtri d’amore si erano trasformati in fatture.
Forse un giorno non sarà più un peccato uscire con la gonna corta o esprimersi in totale libertà ed in ogni forma. Magari arriverà il momento in cui non sarà più un peccato non avere paura. Forse, prima o poi, non sarà più un peccato essere donna.
La strega di Triora non vuole legami indotti, ma sceglie di amare e seguire il proprio sentimento libero.
In tutte noi esiste una parte nascosta, un istinto che non può essere domato. E’ una scintilla, che accende il fuoco all’improvviso.
E’ natura libera, creativa, selvaggia. (…)
E’ il segreto della vita: il femminile.
La strega di Triora cavalca le epoche per parlare della condizione delle donne. Parla anche di sorellanza vera, quella fatta di comprensione e giustizia, di coraggio e unione. Antonella Forte ci fa conoscere gli anfratti più nascosti di Triora con una lodevole ricostruzione storica dei luoghi e dei personaggi. Alcune notti avrei giurato di conoscere la strada per raggiungere il grande noce! L’autrice sottolinea anche l’importanza strategica di quel paesino tanto vicino alla Francia, centro di numerosi commerci e sotto la giurisdizione della Repubblica di Genova. Quando in una zona così ricca di scambi si abbatte una carestia, occorre trovare un capro espiatorio contro cui riversare tutta la propria rabbia e frustrazione. La strega di Triora non è un romanzo da leggere e dimenticare, è la storia di molte donne bruciate al rogo e torturate per giorni, è la storia degli antichi culti contadini soppiantati da una religione più forte e maschile, e quando non si sa contro chi puntare il dito, la colpa è sempre delle donne.
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