Baci all’inferno

Baci all’inferno

Non so dove vi porterà questo viaggio, sicuramente in un luogo oscuro verso il quale difficilmente rivolgiamo lo sguardo, preparatevi ad un viaggio molto pericoloso, preparatevi a Baci all’inferno.


Madre, figlia;
madre, figlio.
Emozioni.
Due racconti e una pala per scavare a fondo, oltre i pensieri più inconfessabili, oltre la morbosità più oscena. Non basterà la pala, dovrete usare le unghie e continuare a grattare dentro corpi stanchi.

Mi è piaciuto Baci all’inferno?
L’ho amato e l’ho odiato e ho avuto mal di stomaco.

Mi sono ritrovata spesso a chiudere il libro a causa del persistente senso di nausea, ma in realtà non ho mai lasciato quelle righe.


Sono morta affogata dentro il flusso di pensieri melmoso che non mi permette di riemergere, una palude che tira sempre più in basso.


Desideri rubati, visi schiacciati contro il finestrino, numeri di prostitute sotto il ponte, bottiglie di plastica che galleggiano, voglie inconfessabili che sudano nella canicola estiva.


C’è puzza dentro Baci all’inferno, odore di corpi che hanno appena consumato un amplesso e lingue impastate dall’alcool.
C’è una figlia che cerca respiro e una madre che amorevolmente le preme il cuscino contro la faccia.
C’è un figlio che ha bisogno di una vita e di un pasto e una madre che desidera sigarette ed un ultimo, illusorio barlume di giovinezza.

Ho faticato a stare dentro il racconto e ho costruito ragnatele di normalità a cui aggrapparmi, ma quel flusso incontrollato di pensieri e vermi è riuscito a spezzarla, è riuscito a spezzarmi.

Esco saltellando.
C’è un messaggio, ed è una raffica di scintille come un’eiaculazione che mi fa tornare in vita.
Si diffonde nel mio corpo come una malattia.
Lo chiamo, lo ascolto, viene.
Lo aspetto all’incrocio dell’autostrada, sotto il ponte con i manifesti dell’estrema destra e i graffiti dei tossici.
Cosa c’è da capire oltre questa asfissia.
La mia testa è una grande torcia intermittente.

Il dolore è quotididiano o forse la quotidianità snervante provoca delle crepe incolmabili nella mente.

Il terrore di non aver vissuto abbastanza prende alla gola e il bisogno tossico di non lasciare andare nemmeno un’altra opportunità stringe fino a soffocare.


Mi sono pentita mille volte di aver iniziato Baci all’inferno eppure ringrazio Ariana Harwicz, già autrice di Ammazzati amore mio, per averlo scritto, perchè difficilmente incontrerò ancora pensieri scritti da poter liberamente odiare e dei quali non riuscirò più a fare a meno.

Un libro che non chiede di essere percepito con la mente, ma di essere assorbito con la pelle.

Ora non resta che leccarmi le ferite.

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LA DONNA UCCELLO

LA DONNA UCCELLO

Cari viaggiatori oggi vorrei che provaste ad immaginare di spalancare le finestre in una splendida giornata di sole, ma davanti ai vostri occhi nessun paesaggio, solo sbarre; viaggiatori, benvenuti nel mondo de La donna uccello.


Un libro illustrato che ha il sapore di una favola senza colori.

Il grigio è una triste coperta opprimente che non scalda, blocca ogni movimento.

Preparatevi ad immergervi nella tristezza piatta, silenziosa, senza sfumature.

Preparatevi a guardare il mondo con gli occhi della principessa che trascorre la sua vita dentro una gabbia.


Se le sbarre sono reali o solo limiti immaginari che costringono a non andare oltre con lo sguardo, non ha importanza.


Gli occhi di chi vive nella gabbia perfetta diventano incapaci di percepire il sole che illumina la pelle, la gioia di un colore.

Allora il grigio diventa l’abito quotidiano, il pensiero unico e costante, l’illusione della perfezione.

Giorno dopo giorno, la principessa cresce senza un sorriso, tutto è piatto e uniforme, tutto attorno a se è freddo ed inespressivo.
Non ha nome ma soltanto un ruolo, non ha mai assaporato la libertà eppure è seme di donna, è seme di uccello.

E’ tutto ciò di prezioso e delicato a cui si può far male.
E’ tutti i no di una vita.
E’ tutte le armature grigie che ha dovuto indossare per smettere di sentire dolore.

Il grigio penetra attraverso le narici ed invade il corpo, il grigio si nutre di paura succhiando ogni barlume di gioia.
La donna principessa non ricorda più, non sente più, è un involucro vuoto che si consola cantando attraverso le sbarre.


Accade qualcosa però, un fremito, un ricordo, un artiglio d’identità che squarcia la nebbia.

La torre più alta si incrina, la gabbia cade e si rompe, la donna uccello prende coscienza delle sue ali le spalanca, spicca il volo e inizia la sua danza, inizia la sua vita.


E’ forte la donna uccello, nessuno la può fermare, ci proveranno mille volte a legarla, spuntarle le ali, rimetterla in gabbia, impedirle di cantare, ma non ci riusciranno più perchè ora la donna uccello mira verso il cielo e potete starne certi, lo raggiungerà!


E’ una danza di morte e rinascita la sua, ma più di ogni altra cosa è il battito d’ali di chi ha spezzato la catena dell’oppressione.
Un capolavoro illustrato da David Alvarez e scritto da Ethel Batista, duro, freddo e tristemente reale.

Un libro che arriva pesante come un macigno all’approssimarsi della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Lo fa senza tanti discorsi, ma con immagini che raccontano il silenzioso dolore di tante donne costrette ad una vita già decisa da altri.
E’ soltanto il racconto di una principessa nel suo grigio castello, in apparenza, ma quelle ali che si spalancano dopo una vita di tristezza e privazione, sono le ali di tante donne che cercano il proprio spazio per poterle spalancare e librarsi in volo.


Diventare La donna uccello per se stessa e per tutte le figlie a cui le ali sono state spezzate.


Un giorno una donna saggia mi disse che ci sono molti modi per subire violenza, non sempre sono fatti di abusi fisici, a volte bastano tanti NO portati avanti nel tempo per dimenticare di avere le ali.

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Non guardare! Non toccare!

Non guardare! Non toccare!

I bimbi si sa, sono creature molto speciali, traboccano di curiosità e coraggio; avete mai provato ad impartire loro l’ordine di Non guardare! Non Toccare! E vedere ciò che succede?


Jana ha atteso questo libro con grande emozione:

finalmente un libro di Halloween tutto per me!

Scartato con la voracità di un t-rex ha poi assunto la modalità “brivido” nascondendosi sotto una spessa coperta, torcia e libro alla mano!


Ho atteso che riemergesse dal suo mondo prima di chiedere come è stata questa avventura.


Ho immaginato subito di essere una del gruppo perchè spesso anche io faccio cose che non dovrei, ma a volte la curiosità è troppo forte!”.


Una combriccola di quattro monelli non esita ad intraprendere un’avventura, trascinati dalla voglia di scoprire cosa si cela dietro al divieto!
NON GUARDARE! NON TOCCARE! NON APRIRE!

Quegli ordini risuonano in realtà come un invito per i giovani amici a curiosare proprio dove non si dovrebbe, complice anche la notte di Halloween che rende l’atmosfera ancora più intrigante, e tutto può sembrare lecito!


Le pagine buie sono un invito ad esplorare ogni particolare: gatti neri, zucche dai sorrisi malefici spuntano fra gli alberi o dietro le case.


Un brivido doppio, quello per l’avventura nella notte più tenebrosa dell’anno e quello per la trasgressione alle normali regole!


A volte i loro visi sono tesi e spaventati, ma si sa, insieme ci si fa più coraggio!
Finchè qualcosa inizia a sfuggire al loro controllo…

Non proseguirò con il racconto per non rovinare “il brividino” di chi lo leggerà, ma niente paura, fra occhi di gufo e ali di pipistrelli i nostri amici arriveranno a scoprire il mistero.


Un mistero inaspettato!


Buon brivido, dunque, a tutti i bambini che vorranno addentrarsi tra le pagine di Non guardare! Non toccare!
Una storia Spett-racolare!

Mi sembra doveroso rassicurare i genitori sul fatto che questo libro non inneggia assolutamente all’anarchia e nemmeno a non prendere sul serio i divieti che spesso vengono posti per salvaguardare l’incolumità dei nostri piccoli.

Si tratta di una storia molto allegra, che porta comunque a porre l’attenzione sulla curiosità che bambini possiedono.

A volte questo loro istinto va moderato, sono d’accordo, ma quante volte possiamo invece appagarlo prendendo la sua mano ed accompagnandolo a sbirciare e a prendere consapevolezza del reale pericolo?

Non guardare!Non toccare!

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Oscuri talenti

Oscuri talenti

Mantello e cilindro sono già pronti, non scordate la lanterna e possibilmente una mappa delle strade londinesi, quasi scordavo il fazzoletto imbevuto di mentolo per mascherare il fetore di morte e urina, viaggiatori dallo stomaco debole vi sto avvisando, preparatevi ad affondare fino alle ginocchia negli Oscuri talenti!

Nascere speciali non sempre agevola nella vita, poteri particolari, nel vecchio mondo alla fine del 1800, difficilmente vengono visti come pregi, più semplice essere figli del demonio e per questo venire rinchiusi e dimenticati.

Giovani occhi nascosti al mondo, ragazzi torturati perchè troppo difficili da capire, in questo libro si parla della caccia al diverso.


The Ordinary Monster (questo è il suo titolo inglese) è il primo di una trilogia ancora in fase di lavorazione. Si dispiega in sei parti, ciascuna delle quali segue le vicende di un personaggio, tra passato e presente.


Nella prima parte di Oscuri talenti ci imbattiamo nel piccolo Marlowe, creatura fortunata in un certo senso.

Eliza, anch’essa poco più che una bambina costretta a diventare donna prima del tempo, scappa dalla violenza e durante la sua fuga, si imbatte nel corpo ormai freddo di una donna che aveva appena partorito una piccola creatura.

Già dai primi secondi di vita il bambino manifesta la sua particolarità.

Talenti.

Così li chiamava il dottor Berghast.

Lei aveva assistito a fenomeni inquietanti, fenomeni biblici:

pelle che si increspava come acqua finchè una faccia si trasformava in un’altra;

un bambino che imponeva le mani su un morto e lo faceva alzare, molle,

come un enorme gigante di carta.

Abbandonati entrambi ad una vita che li mette a scegliere se essere morti o schiavi, cercano di sopravvivere con le unghie e i denti.


Non è un mondo piacevole quello che ci racconta Miro, fetore e sudiciume invadono le pagine e addosso al lettore si insinua una sensazione viscida e serpeggiante, come se le parole che egli scrive non dicano tutta la verità.

Una nebbia fitta che da solo la possibilità di vedere pochi passi avanti, il resto è avvolto dall’oscurità.


Ci troviamo davanti ad una costruzione estremamente precisa, ricca di particolari che costringe il lettore a percorrere e visitare ogni angolo più recondito. Una descrizione meravigliosamente chiara, per un racconto che difficilmente dice tutto, le ombre avvolgono continuamente gli eventi.


Una storia che non da certezze, che raramente si svela al lettore; un racconto dagli Oscuri talenti
.

Ancora una volta mi imbatto in un libro dove la figura del mostro, con tutte le sfaccettature fatte di incomprensione e paura, predomina nel racconto, per questo vi invito a leggere anche la recensione di Malice, dove il mostro fa sicuramente meno paura, ma in cui l’emarginazione e il desiderio di normalità gridano forte.


In Oscuri talenti i mostri sono tanti, emarginati, nascosti dietro occhi innocenti, ma, proprio per questo fanno ancora più paura: pelle che si illumina, capacità di guarire o sciogliere la carne, ciò che chiedono è una vita normale, un luogo in grado di comprenderli e di guidarli nella gestione di questi talenti.


Difficile scrollarsi di dosso la sensazione di continua ingiustizia, di difficoltà a comprendere il limite fra buoni e cattivi, giusti e sbagliati.
Un libro toccante, profondo ma estremamente oscuro, come quella parte di ogni essere verso cui difficilmente rivolgiamo lo sguardo.

Leggete Oscuri talenti con calma e siate cauti, perché il bene e il male potrebbero confondervi.

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Immagina una tenebra,

una tenebra che è dentro di te

ma non è te.

E tu senti che è lì,

sempre in agguato

 

lo splendore trascurato del mondo

lo splendore trascurato del mondo

Spesso, troppo spesso, trascorriamo il nostro tempo nella disperata ricerca di un’illuminazione “incasellata” dentro religioni o discipline spirituali vecchie e nuove, Lo splendore trascurato del mondo ci racconta come il raggiungimento di uno stato mistico sia alla portata di tutti.


Cari viaggiatori questo che stiamo per affrontare è un viaggio senza meta, o meglio sarete proprio voi a sceglierla a patto di divenire consapevoli che essa è alla vostra portata.

Un viaggio che percorro anche io con il timore di non riuscire ad afferrare pienamente tutto ciò che Romano Madèra, filosofo e psicanalista ci vuole comunicare sul concetto di mistica.


Oltre i limiti che siamo abituati a porci quotidianamente e a quelli che ci impone la società veloce nella quale viviamo, propinando soluzioni veloci usa e getta, Madera ci parla di un nuovo approccio al concetto di “mistica”.


Scevra dalle discipline spirituali, dai corsi che promettono l’accesso alle porte dell’Eden in 10 lezioni e da ogni forma religiosa, troviamo il concetto puro di mistica intesa come pensiero oceanico o “mistica selvaggia”.


La mistica selvaggia cavalca oltre i limiti e ci invita a percepire il sentimento oceanico nella meraviglia della nostra terra, in tutto ciò che ci circonda.

Raggiungere l’estasi nella contemplazione dell’incanto del mondo.


Nel Lo splendore trascurato del mondo,Madera ci racconta come il concetto di mistica venga associato alla fuga dal tangibile, o al rifugio in altre dimensioni, o ancora a straordinarie esperienze di carattere religioso o indotte da privazioni o uso di droghe.

Una pasticca val bene una vita di astinenze.

Potremmo anche dire che noi cerchiamo le dimensioni estatico-mistiche

a prezzi scontati e a effetto immediato.

Non una critica, quella che si legge nel Lo splendore trascurato del mondo, bensì una descrizione di ciò che è la ricerca dell’estasi mistica nei tempi.

La critica piuttosto è rivolta alla società che ci imprigiona nel continuo bisogno di compensare il senso di insoddisfazione, velocemente.


Lo stato di estasi non è quindi prerogativa esclusiva di asceti o santi, ma alla portata di chiunque riesca a percepire, anche solo per un istante la commistione col tutto, la vibrazione verso l’alto dove ogni cellula percepisce la magnificenza e l’appartenenza piena a ciò che ci circonda.


Connessione profonda, meraviglia assoluta, il sentimento oceanico è un’ esperienza impossibile da tradurre in parole, ma talmente profonda da risultare “matrice di tutte le mistiche”.

Il sentimento oceanico sarebbe la sorgente sempre viva,

e irriducibile a una sola corrente,

di ogni intuizione e sentimento della vita e dell’essere nella sua interezza,

la madre di ogni riferimento religioso.

Il libro si presenta a noi come un’indagine continua che l’autore compie attraverso i suoi studi e le sue esperienze.


Si passa dalla trascrizione di alcune esperienze mistiche raccontate dal pubblico di “Uomini e profeti”, una trasmissione che tratta di cultura religiosa su Rai Radio 3, al rapporto tra mistica e psicoanalisi portandoci a conoscenza della stretta corrispondenza tra Freud e Rolland.


Si passa poi all’approfondimento della filosofia del sentimento oceanico fino a discutere di spiritualità laica.


Una lettura sicuramente non facile, ma che ci porta a riflettere sulle emozioni uniche che ci colgono nell’osservare un tramonto o la perfezione di un fiocco di neve, sensazioni che appartengono ad una mistica quotidiana troppo spesso poco considerata ma accessibile a tutti.

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La stirpe e il sangue

La stirpe e il sangue

Sono alla ricerca di viaggiatori dal sangue freddo, in questo periodo in cui il velo tra vivi e morti si assottiglia, ho bisogno di compagni che abbiano voglia di scavare dove l’oscurità è più profonda, pronti ad affondare i canini ne La stirpe e il sangue.
Ci aspetta una macchina del tempo sgangherata e che non ha passato l’ultimo collaudo, ma noi non abbiamo tempo per queste inezie.
Anno 1442, Valacchia, terra brulla e inospitale, la fame contorce le budella e il terrore per l’esercito di Murad II toglie il respiro.

Qualcuno ha il coraggio di nascere in quel periodo.

Una creatura malata in un luogo malato, senza futuro, con poche speranze di vita e l’esercito ottomano che incendia la sua casa,

nell’oscurità più crudele nasce Radu.


Non amo i libri definiti dell’orrore, quelli dove tutto ruota attorno a mannaie e sangue, amo i libri come questo.


Inquietudine profonda, curiosità mista ad una sottile nausea, potere, tradizione e magia: La stirpe e il sangue.


I disegni che accompagnano l’inizio di ogni capitolo sono ammantati da arcani significati, tengono lo sguardo del lettore incollato alle gocce di sangue, a quegli occhi sofferenti che nascondono una profonda saggezza ancestrale.


L’ho divorato, respirato, sognato e ora ne voglio ancora.

Radu geme sfinito.
se Maria avesse un coltello aprirebbe uno squarcio nel lupo…
ma un coltello non ce l’ha.
Le restano solo le mani, le unghie e il bastone.
La carne della bestia cede, il sangue è caldo.
Maria colora con le dita luride le gote del bambino,
gli colora dalla faccia il pallore mortale.

L’affannata ricerca di certezze si trasforma in una corsa senza fiato, per sfuggire al destino per niente benevolo, ma il grembo di Maria è colmo di conoscenza, lei ha chiara la sua lotta e nessuno la potrà fermare.
Maria conosce molte forme di soppruso, la sua pelle ne porta i segni e ai suoi figli sembrebbe spettare lo stesso destino.


Ma il sangue è vita


e ne La stirpe e il sangue, Lorenza Ghinelli ci racconta una favola oscura fatta di crudeltà e speranza, morte e tenacia, sangue e saggezza.

“sono vivi dunque” commenta Maria
“buono a sapersi”
Poi si inginocchia e gli afferra la lingua, tagliandola di netto.
Uno strillo acuto di bestia sgozzata strappa l’aria.
“Avremo di che mangiare per lungo, lungo tempo.
Vado a preparare le erbe per curarlo, deve durare”

Non solo morte e crudeltà, nel dolore più grande i nodi della solidarietà sono più stretti e quando le donne soffrono, insieme cercano la soluzione, in una complicità fatta di sguardi millenari.
Sono sempre state lì e quello è sempre stato il loro compito.


Non opponete resistenza dunque e lasciatevi sopraffare dai sogni di sangue.

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Un corpo ben nutrito,

una carne delicata

non è che un vestito di vermi e di fuoco.

Hélinant de Froidmont