Lo ammetto prima di ogni altra cosa: la copertina di Le Impure di Kim Ligget non mi piace e non mi piaceva quando ho deciso che lo avrei letto.
Perché?
Il colore mi ricordava qualcosa di zuccheroso, il volto di profilo sembrava la raffigurazione della ragazza perfetta e baciata dai doni di Madre Natura.
Tutto mi lasciava presagire che avrei trovato una storia trita e ritrita basata su un femminismo irreale ma tanto in auge anche se svilisce la verità della questione che vorrebbe valorizzare.
Chi non sceglie libri anche lasciandosi guidare dalle loro vesti grafiche, forse, non mi può comprendere ma il colpo d’occhio è uno dei miei criteri di scelta.
Mi capita di sbagliare? Ovviamente.
Se Le Impure non mi fosse stato consigliato da chi pensava che lo avrei apprezzato, nonostante la copertina, non starei qui a parlarne con voi.
Non è stato primo amore tra me e Le Impure, ci siamo osservate da lontano e siamo arrivate ad avere il primo appuntamento. Uno di quei Rendez-vous per cui non si hanno grandi aspettative e ci si aspetta di essere delusi.
Insomma, ho detto all’altro libro sul comodino che se non fossi arrivata a prenderlo in mano entro una certa ora, avrebbe dovuto chiamarmi per fingere un’emergenza.
Come è andata? Quando la chiamata è arrivata, ho rassicurato che l’appuntamento non era poi così malvagio e sarei rimasta in attesa.
Sono stata ben ripagata di questo mio azzardo: le pagine di sono guadagnate il mio tempo e il mio apprezzamento.
Le Impure è un libro che ho amato?
Non sono sicura della risposta che dovrei dare.
Questo è un libro dall’ambientazione distopica che strizza l’occhio alle opere più famose della grandissima Atwood.
E come tutte le storie con questo tipo di caratterizzazione, ci si trova in una bolla di realtà dove non è importante il luogo degli avvenimenti, nemmeno è determinante il tempo (ammiccare ad un’epoca storia piuttosto che ad un’altra è un mero gioco di costruzione della storia).
La narrazione è per sua natura esacerbata e portata a toccare il limite di un’incredulità che sfonda la parete della dimensione del reale ed è talmente forte il paradosso che ci si trova catapultati un realismo inaspettato e bruciante.
È un gioco di confini sottili ma taglienti e non è facile giocare con le lame se hai paura di tagliarti.
Torniamo a Le Impure.
In un villaggio che fa pensare ad una comunità religiosa conservatoria dei costumi medievali, le ragazze che raggiungono l’età di 16 anni vengono mandate per 365 giorni, il loro Anno di Grazia, in un luogo lontano dal villaggio in cui staranno per liberarsi dalla loro magia.
Perché? Le esponenti del sesso femminile, nel momento della loro maturità, sembrano possedere la malìa concessa da poteri che solo il demonio potrebbe aver concesso loro. Quindi la comunità governata da soliti ignoti, le obbliga a rendersi pure e questo le aiuterà a tornare nella società pronte ad obbedire, essere madri e svolgere il loro ruolo nella società: madri e soprammobili.
Non è una caccia alle streghe, la comunità di Garner County non si mette a cercare nessuna praticante di arti magiche, da solo per scontato che lo siano tutte e quindi siano Impure.
In un mondo distopico non è importante nemmeno il tipo di culto, tutti sono uno e uno sono tutti, funziona così: sono tutti reali perché così è nella realtà.
Cosa accade in quel luogo in cui si viene mandate per essere libere dal peccato?
Iniziamo con il confessare che prima di partire “le elette”, Le Impure, subiscono la cerimonia del dono del velo. Quando saranno pronte per la società si sposeranno con chi ha donato loro il velo nuziale, le altre forse saranno spedite nel borgo dell’infamia o a lavorare presso altre comunità.
Se vuoi rimanere nell’unica società che conosci ti devi sposare. Meccanismo già visto, la distopia non è fantasia ma realtà.
Tierney James, protagonista principale della nostra storia, è l’eccezione: quella che non ci sta ad essere trattata come un animale da riproduzione, quella che accetterebbe di essere cacciata pur di non sottostare a regole che non vuole ma, riceve il velo dal ragazzo che è sempre stato il suo migliore amico. Ovvero, l’unica persona da cui pensava di essere capita.
Ragazzi e ragazze possono essere d’accordo su qualsiasi cosa prima di scontrarsi con l’ordine costituito.
Tutte le donne di Garner County devono pettinarsi allo stesso modo, con i capelli scostati dal viso e intrecciati sulla nuca. Gli uomini credono che, così facendo, le donne non potranno nascondergli nulla: un’espressione sprezzante, un’occhiata lanciata ad altri o un lampo di magia. Nastri bianchi per le bambine, rossi per le ragazze dell’anno di grazia e neri per le mogli.
Innocenza. Sangue. Morte.
Quattro sono le stagioni in cui Le Impure devono affrontare l’accampamento nella foresta.
Un luogo in cui le abitanti dell’Anno di Grazia precedente hanno distrutto tutto. Un accampamento che è una rovina recintata da uno steccato che potrebbe ricordare un certo villaggio gallico circondato dai romani.
Sole contro tutto e contro loro stesse.
Al di fuori ci sono bracconieri pronti ad ucciderle se si allontanano dallo spazio loro riservato: come bestiame, come fiere.
Le streghe sono dentro e gli agnelli sono fuori o tutto il contrario?
Sappiate che se tutto vi sta sembrando crudele, la verità dietro a questo gioco al massacro è peggiore di come pensate che sia. Non vi piacerà.
Siete in un mondo che è reale ma non lo è. Non è un incubo ma la realtà, lo sapete anche voi.
Ogni stagione nella narrazione rappresenta un momento di svolta della storia, c’è un tempo per ogni cosa.
Tierney inizia con un approccio realistico e pratico alla situazione: serve acqua, serve cibo, serve essere una squadra. Peccato che tra le sue compagne di sventura c’è chi crede alla storia della magia e decide di usarla a proprio vantaggio.
Qualcuna, per non confessare segreti inconfessabili, diventa carnefice.
Però la magia non è falsa, anzi si manifesta.
Le Impure sperimentano i loro poteri e il logoramento psicologico dell’illusione e della follia.
Non tutte possono tornare a casa e chi lo farà non sarà più la stessa.
La Tradizione uccide.
Le ragazze uccidono.
Tierney, scettica e priva di una briciola della magia delle altre, viene isolata e poi scacciata.
Inizia a scoprire che le donne che hanno vissuto quell’esperienza prima di lei hanno qualcosa da dirle ma prima che lei possa arrivare a comprendere il vero segreto delle donne della contea, Tierney incappa nel difetto di questo libro.
Qui arriva il punto dolente, che non mi ha proprio convinta ma non mi ha nemmeno distrutto la lettura.
Tierney verrà tratta in salvo dalla creatura meno improbabile che si può trovare in un libro come questo: La Bestia dal cuore d’oro.
Come se fossimo in una pellicola di animazione, la ragazza più intelligente finisce preda del cliché più banale che Le Impure poteva incontrare.
Certo che al punto in cui era la protagonista le svolte potevano essere due:
La prima: la fanciulla nella foresta scopre di essere Bear Grylls (noto esperto di sopravvivenza in casi estremi) creando l’ulteriore stereotipo della superdonna che risolve ogni situazione tanto caro a quest’epoca;
La seconda: in cui la sfortunata ingenua, ingiustamente presa a calci da un regime di follia, cade innamorata del cattivo dal cuore d’oro.
Davvero non so scegliere quale delle soluzioni sia peggio.
Non so cosa ne pensate voi ma io dopo una cosa del genere, normalmente chiudo il libro.
Questo tipo di storie inizia ad annoiarmi e il mio tempo è prezioso per essere sprecato con creature graziose, costruite in serie, che possono solo essere supereroine o bisognose del fusto di turno.
Ho continuato a leggere Le Impure? Se non lo avessi fatto non ve ne parlerei.
Ho deciso di proseguire perché la magia delle ragazze, che minacciava di trasformare la distopia in una fantasia da Young Adult scritto in serie, doveva essere smascherata e dare un finale.
Tierney doveva dare forma a l’idea che le si stava formando nella mente e nel cuore, per la salvezza di tutte e di tutti.
La liaison amorosa sarà stata un cliché, forse banale, ma nel contesto generale aveva uno scopo.
Non ci si salva da sole e nemmeno si salva qualcuno con la testardaggine di essere migliori del sesso opposto.
Si deve poter credere che esiste una via d’uscita dal considerarsi sempre ed inesorabilmente vittima l’uno dell’altro.
L’autrice è riuscita a convincermi ad andare avanti.
La distopia è un’esasperazione della realtà ma non è forse vero che, a prescindere se uomini o donne, si crede di essere necessariamente in credito di qualcosa nei confronti dell’altra “squadra”?
Se non si spezza la catena nulla cambierà mai e nel farlo, doveroso è dire, per chi crede che le storie debbano sempre essere Rosa e piene di lieti fini, che sovvertire l’ordine costituito è doloroso e comporta un prezzo.
Costerà sacrificio, costerà vite e costerà orgogli.
Le Impure mi ha dato la possibilità di riflettere su alcuni temi trattati.
È una lettura piacevole, scorrevole, non mi ha sedotta ma si merita di essere letto.
Vuoi leggere la trama de Le Impure? Segui questo link
Si dice che abbiamo il potere di convincere gli uomini ad abbandonare i loro letti, di far perdere la testa ai ragazzi e di far impazzire di gelosia le mogli. Si crede che la nostra stessa pelle emani un forte afrodisiaco, l’essenza potente della gioventù, delle ragazze sul punto di diventare donne.
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