La vita non la scegliamo, questo si sa, ma alle volte le condizioni sono talmente avverse da non farci trovare una via di fuga, nemmeno per tirare un respiro; Kia lo sa e non ha più paura di Passeggiare la notte.
Leila Mottley è al suo romanzo d’esordio, ma il suo libro è già stato inserito tra i finalisti del Booker Prize.
La sua è stata una scelta davvero audace e per niente semplice, ci trascina per i capelli dentro la periferia di Oakland, in California.
Qui la vita non è fare esperienza, è sopravvivere, giorno dopo giorno, cercando di mangiare e pagare qualche bolletta. Kia ha solo diciassette anni e l’esperienza di una quarantenne, ha la pelle e il cuore scottati dalla vita che vuole solo prenderla a calci.
Degrado, fame, emarginazione; persino le buche nella strada parlano di un quartiere completamente abbandonato, di abitanti che cercano di andare avanti come possono, di non annegare nella disperazione.
Passeggiare la notte è un romanzo che taglia le vene, crudo come solo la vita sa essere, descritto mirabilmente con il corpo e la pelle di Kiara.
Il corpo è l’unica cosa che le rimane ed è poco più che una bambina, nessuna possibilità di studio, nessuna prospettiva di lavoro.
Marcus, suo frastello, affoga il dolore nelle rime stentate della musica rap, sognando di diventare famoso. Si nutre di sogni, mentre Kia vuole cibo e soldi per pagare l’affitto, per cercare in qualche modo ti tenere unito quel poco che rimane di una famiglia.
Ormai il vuoto preme, il padre è morto, la sorellina pure, la mamma ha tentato il suicidio e offre soluzioni in cambio di redenzione. Purtroppo ciò che hanno visto i due fratelli è davvero troppo per non lasciare un segno indelebile, per fargli smettere di pensare al perdono ma soltanto alla sopravvivenza a tutti i costi.
Ancheggia, rallenta, accelera.
Ci sono tantissimi modi di passeggiare per la strada,
ma nessuno ti renderà immune ai proiettili.
Kia si arrende alla strada, dopo l’ennesimo no, dopo che ogni tentativo di normalità ha ottenuto solo una porta in faccia.
Veste la sua pelle di corazze e diviene insensibile, ora tutto può attraversarla, lei non sentirà niente, nemmeno le botte, le pistole puntate alla fronte, il bisogno degli uomini di sentirsi potenti sul suo corpo fragile.
Almeno in questo modo l’affitto sarà pagato e ci sarà cibo in tavola.
Non lo fa soltanto per se stessa, c’è anche Trevor, piccola creatura venuta al mondo per crescere da sola, guardando la madre vivere per una nuova dose. Anche lui deve mangiare, anche lui merita di vivere.
Questo bambino è una meraviglia.
La mia pioggia di autunno.
L’ultima immagine che ho del sole prima che tramonti.
Il giorno non è possibile senza Trevor.
Non sono neanche sicura che il sole esista, senza Trevor.
Vite difficili che si incrociano e si fondono, anche se la lotta è continua e quotidiana, anche se non c’è mai tempo per tirare respiro o per dormire sereni, c’è comunque spazio per l’amore. Un amore che assume forme particolari, che cicatrizza le ferite e cristallizza le lacrime, disegna impercettibili spazi sacri nella spazzatura e muove cuori pietrificati.
Leila Mottley scrive un romanzo affilato e pericoloso, la ricchezza di descrizioni e aggettivi lasciano il lettore stordito e completamente in balia del mondo che descrive.
Le forme di lotta descritte sono molteplici : lotta al sistema corrotto, agli abusi, al razzismo, tutto fuso all’interno della lotta quotidiana per la sopravvivenza. Talvolta ho persino pensato che fosse troppo per una sola vita, ma, come una positiva forma di dipendenza, resto in attesa del suo prossimo romanzo.
Potrebbero interessarti anche:
Sono pronta ad arrendermi,
a lasciare che mi arrestino solo per evitare di sentirne un altro dentro di me,
poi l’immagine della bocca di Trevor coperta dalla torta allo sciroppo stantia mi spunta in mente.
Non posso lasciarlo e ci servono i soldi. Che cambia un’altra notte?
0 commenti